Cagliari: estorceva soldi per scongiurare una “fattura di morte”

Approfittando di un momento di vulnerabilità, estorceva denaro ad una donna promettendo di liberarla dal “Male”. Un 47enne che si definiva “inviato da Dio per sconfiggere il malefizio” è stato arrestato dagli uomini del commissariato di Quartu Sant’Elena vicino Cagliari.

Tristi vicissitudini avevano indotto la donna a rivolgersi al “santone” che, in poco tempo, era riuscito ad incutere in lei un insistente sentimento di timore, tanto da costringerla a contrarre debiti con diverse società finanziarie, nella convinzione di poter scongiurare imminenti malefici.

Una persona vicina alla vittima, resosi conto dell’estorsione e l’asservimento psicologico che questa subiva, si è rivolta alla Polizia.

Gli investigatori, venuti a conoscenza dei fatti, hanno immediatamente disposto un’indagine per accertare le responsabilità dell’uomo che contattava la vittima sempre telefonicamente; ma in occasione dell’ennesima e ultima richiesta di denaro, gli agenti hanno organizzato un appostamento per coglierlo in flagranza.

Dopo aver seguito i movimenti della donna per tutta la giornata, il prelievo dei 3mila euro concordati e la consegna del denaro nel luogo prestabilito, gli agenti sono intervenuti arrestando il 47enne che ha ammesso le proprie responsabilità.

Olivia Petillo

Chiavari: fermata baby gang nel Levante Ligure

il commissariato di Chiavari in provincia di GenovaSono in tutto 18 gli indagati di cui 13 minorenni. È questo il risultato delle indagini del commissariato di Chiavari, in provincia di Genova, che ha fatto luce su circa 20 reati commessi da una gang, lungo tutto il Levante Ligure.

Per lo specifico profilo criminale, 3 di questi giovani minorenni sono stati arrestati e condotti in una struttura minorile.

Tutto è cominciato subito dopo la riapertura seguita al lockdown: la banda, composta da giovani e giovanissimi, per affermare la propria supremazia nel Tigullio, si è macchiata di rapine, furti, lesioni, percosse, estorsioni più tutta una serie di comportamenti di bullismo; sempre in danno di coetanei.
Ovviamente tutto filmato e documentato sui profili social dei baby criminali che, in questo modo, proseguivano e amplificavano le loro gesta nella comunità giovanile della zona.

La gang, che si era data il nome di “HB” acronimo di Hellbanianz, inferno albanese, ha, tra i tanti reati, rapinato un giovanissimo su un treno pestandolo selvaggiamente in quattro mentre un quinto componente filmava, con il cellulare, l’impresa.

Non è andata meglio ad un altro ragazzino che era intervenuto in difesa di un’amica molestata dal branco: picchiato e fatto inginocchiare, è stato deriso e picchiato.

Pestati con calci e pugni e rapinati, anche due ragazzi che erano in spiaggia a prender il sole.

Umiliato, anche sui social, un altro adolescente al quale è stato spruzzato in volto il contenuto di un estintore, il tutto ovviamente davanti alle fotocamere dei cellulari degli appartenenti alla banda.

Nel bottino degli indagati tutto quanto poteva esser sottratto ai loro coetanei: zaini, catenine, orologi, cellulari, denaro e abbigliamento.

Vista la complessità delle indagini e la notevole sequenza dei reati commessi, gli investigatori non ritengono ancora conclusa l’operazione.

Le indagini sono state condotte con il supporto della Squadra mobile di Genova e la collaborazione della Polizia ferroviaria del capoluogo ligure e delle Stazioni carabinieri di Chiavari, Lavagna e Sestri Levante.

Ricordiamo che gli atti di bullismo e cyberbullismo possono esser segnalati, alla Polizia di Stato, anche attraverso l’App Youpol.

Postale: operazione “Scacco matto”

Si scambiavano foto e video pedopornografici nel “dark web”: 3 persone sono state arrestate in flagranza e altre 17 denunciate. Sono tutti ritenuti responsabili di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico nonché istigazione a consumare rapporti sessuali con minori.
Questo è il bilancio dell’operazione “Scacco matto”, condotta dalla Polizia postale di Catania in collaborazione con il Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online (C.n.c.p.o.) del Servizio polizia postale e delle comunicazioni, portata a termine in diverse regioni italiane e coordinata dalla Procura distrettuale di Catania.

Una lunga attività d’indagine sottocopertura, nata dal monitoraggio del Web, ha portato alla scoperta di un sito ospitato su server di un Paese estero; qui gli agenti hanno scoperto immagini di pornografia minorile e commenti che istigavano esplicitamente alla commissione di atti sessuali su minori.

Il sito era “frequentato” da centinaia di utenti che, una volta entrati in contatto tra loro, si spostavano su altre piattaforme virtuali ritenute più sicure, utilizzando sistemi che li rendevano anonimi e servizi di messaggistica crittografata.

Gli utenti si scambiavano foto e video di natura pedopornografica, catalogati in base a criteri di età, sesso ed etnia, con abusi su minori, anche neonati, vittime di pratiche di sadismo. In diverse occasioni condividevano racconti di loro presunte esperienze sessuali con minorenni.

Gli agenti  infiltrati hanno lavorato per oltre un anno, fingendosi pedofili; ciò ha consentito di identificare sia gli utenti anonimi che tre vittime e anche i luoghi dove avvenivano gli abusi.
Alla luce degli elementi d’indagine raccolti sono state disposte perquisizioni domiciliari, personali ed informatiche nei confronti di 20 indagati, residenti in varie città d´Italia, mentre altri utenti, residenti all’estero, sono stati segnalati alle competenti autorità straniere.
Le perquisizioni sono state effettuate a Bolzano, Brescia, Catania, Chieti, Como, Lecco, Milano, Napoli, Parma, Pisa, Roma, Savona, Sassari, Torino, Treviso e Varese.

Gli agenti, nel corso delle perquisizioni, hanno sequestrato molto materiale che sarà sottoposto ad approfondite analisi informatiche. Disposti, inoltre, i protocolli a tutela dei minori coinvolti direttamente ed indirettamente nell’indagine.

Olivia Petillo

Cuneo: scoperto casolare adibito alla produzione di droga

droga CuneoGrazie al “fiuto” di un agente della Squadra mobile di Cuneo è stata scoperta una piantagione di droga ed arrestato un giovane per coltivazione e spaccio di sostanze stupefacenti.

L’agente, qualche giorno prima e libero dal servizio, di passaggio nella zona è stato attratto da uno strano odore molto simile a quello della resina prodotta dalle piante di marijuana coltivate.

Scattate le indagini per capire da dove arrivasse l’odore, i poliziotti della Questura hanno eseguito una perquisizione mirata in un casolare della zona.

All’interno gli agenti hanno trovato una serra adibita a coltivazione di piante di marijuana, 13 piante alte circa 2 metri in completo stato vegetativo con inflorescenza; un laboratorio attrezzato per la lavorazione ed essicazione della sostanza stupefacente corredato da una grossa centrifuga e una struttura per essiccare le piante.

droga CuneoInoltre, nel corso della perquisizione, sono state sequestrate anche delle confezioni contenenti dei semi di canapa e sacchetti in plastica per confezionare la sostanza, nonché, circa 1chilo e 300 grammi di marijuana già essiccata, lavorata e pronta per la sua commercializzazione.
Olivia Petillo

Caserta: confiscati ad imprenditore beni per oltre quattro milioni di euro

operazioneConfiscati in Campania e nel Lazio beni per oltre quattro milioni di euro riconducibili ad un imprenditore nel settore del trattamento dei rifiuti di Casal di Principe (Caserta), già Consigliere della Regione Campania, condannato dalla Corte di Appello di Napoli per concorso esterno in associazione mafiosa.

Il Giudice Penale lo ha riconosciuto colluso dal 2000 in poi con i reggenti del “clan dei casalesi – fazioni Schiavone e Bidognetti”.

Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) su proposta del Questore di Caserta, rappresenta l’epilogo dell’indagine svolta dalla Divisione Polizia anticrimine della questura e dal Nucleo di Polizia economico finanziaria di Caserta che ha permesso di ricostruire gli asset patrimoniali e finanziari nella disponibilità diretta ed indiretta dell’imprenditore.

L’indagine patrimoniale, a suo carico e dei familiari, è stata svolta sugli ultimi 20 anni in cui sono stati verificati i contratti di compravendita dei beni e delle quote societarie e le relative transazioni e movimentazioni finanziarie. Il riscontro ha delineato un quadro ben definito con la ricchezza acquisita a seguito di attività illecite.

Il suo legame con il clan, fatto di favori sia come imprenditore che come politico, da cui ha ricevuto in cambio sostegno elettorale e appoggio per l’affermazione della sua azienda, è stato documentato da intercettazioni telefoniche, dalle dichiarazioni accusatorie di molteplici collaboratori di giustizia e da indagini di Polizia Giudiziaria.

La pericolosità sociale è stata dimostrata dalla sua continuativa disponibilità a porsi come intermediario tra gli amministratori degli Enti locali e le organizzazioni criminali di riferimento per favorirle negli appalti e contributi pubblici, riuscendo quasi a monopolizzare il redditizio settore economico della raccolta e smaltimento dei rifiuti, non solo nel territorio casertano.

La confisca ha riguardato nove fabbricati e un terreno, le quote di due società, due veicoli e le disponibilità finanziarie presenti in numerosi conti correnti, conti di deposito ed altri investimenti finanziari, per un valore stimato di oltre 4 milioni di euro; confiscate anche le indennità percepite dall’imprenditore per l’intero periodo di consiliatura alla Regione Campania, per più di 800 mila e il vitalizio da corrispondere per la sua ex qualità di Consigliere regionale, maturando alla data del raggiungimento del sessantesimo anno di età.