Il 23 maggio è la “Giornata della legalità”, data simbolo del ricordo e della lotta contro tutte le mafie. Ogni anno in tutto il Paese, e in particolare a Palermo, si svolgono manifestazioni nelle quali cittadini, studenti, associazioni e istituzioni, commemorano le stragi e testimoniano il proprio no a tutte le mafie.
Tra i luoghi emblematici presenti nel capoluogo siciliano c’è la caserma Pietro Lungaro, sede dell’ufficio scorte della questura di Palermo, dove è presente la lapide con le iscrizioni dei poliziotti caduti per mafia. Qui oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deposto una corona d’alloro in onore delle vittime ed ha presenziato allo scoprimento della nuova teca in cui sono conservati i resti della Fiat Croma Quarto Savona 15. L’auto di scorta al giudice Falcone e a sua moglie Francesca Morvillo, nella quale morirono i poliziotti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, che fu travolta dell’esplosione di Capaci (Palermo).
Alla cerimonia (foto) erano presenti il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, il segretario di presidenza del Senato della Repubblica Giuseppe Pisani, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il ministro della Giustizia Marta Cartabia, il capo della Polizia Lamberto Giannini e i familiari dei caduti delle stragi di Capaci, via D’Amelio e di altri attentati di mafia.
L’evento è stato aperto dagli interventi del questore di Palermo Leopoldo Laricchia e di Tina Montinaro, presidente dell’Associazione “Quarto Savona 15” e moglie del capo scorta Antonio.
Il Questore nel suo discorso si è soffermato su ciò che rappresenta la caserma Lungaro: “Questo luogo per i poliziotti di Palermo è più di un ufficio, è un luogo quasi familiare dove, ben oltre l’orario di servizio, ciascuno trascorre gran parte della sua giornata. Ma soprattutto è un luogo della memoria, carico di un profondo significato che interpella intimamente ognuno di noi poliziotti sulla motivazione etica della scelta di servizio e di vita, rendendola ogni giorno più salda”.
La signora Montinaro nel suo saluto ha sottolineato: “Ogni piazza, oggi, conosce il valore e la testimonianza della nostra presenza, quell‘Esserci Sempre della Polizia di Stato che io ed i miei figli portiamo nel cuore e ovunque da sempre. La “memoria” è fondamentale, importante. A differenza del ricordo non rappresenta solo un’immagine di qualcosa che è stato, ma ne fissa nell’umanità l’idea, generando cultura, conoscenza e alimentando riflessione”.
Il capo della Polizia Lamberto Giannini ha poi evidenziato il sentimento che anima il nostro servizio: “Questa teca, questi anniversari siano per noi un momento di riflessione per rientrare nella corsa delle nostre giornate senza la prospettiva offuscata dalla quotidianità ma con la visione limpida di ciò che deve essere il nostro obiettivo ultimo, assicurare al nostro Paese democrazia, legalità e pace sociale”.
Nel suo intervento, il ministro Lamorgese, ha ricordato: “La strage di Capaci ha segnato l’inizio di una rivolta civile contro la subcultura mafiosa e le sue lusinghe. È nato dal sangue versato a Capaci un Paese più consapevole della mortale gravità del pericolo mafioso, la criminalità organizzata è stata considerata da quel tempo, anche dalle nostre leggi, un’insidia e una minaccia non inferiore a quella portata dal terrorismo al cuore dello Stato”.
Infine ha preso la parola il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Qui con la lapide, e adesso con la teca nuova che custodisce in maniera fortemente coinvolgente i resti della QS15, vi è il ricordo permanente di entrambe le stragi, delle vittime e delle sofferenze e del dolore dei loro familiari. La mia presenza testimonia che questo ricordo appartiene all’intera Repubblica che ha il dovere di custodirla con grande riconoscenza dei caduti e solidarietà ai loro familiari. Un ricordo che rimane nell’animo dei nostri concittadini”.
Al termine degli interventi, il capo della Polizia Lamberto Giannini e il questore Leopoldo Laricchia, insieme ad una rappresentanza dei familiari dei caduti della strage di Capaci, hanno proceduto allo scoprimento della Teca.
Il prefetto Giannini al termine della cerimonia ha consegnato i nuovi distintivi di qualifica ai familiari delle vittime delle due stragi a simboleggiare il forte legame che unisce i caduti e le loro famiglie alla Polizia di Stato.