Università della Tuscia: lezione del capo della Polizia sull’antiterrorismo

lezione gianniniQuesto pomeriggio il capo della Polizia Lamberto Giannini ha tenuto una lezione presso l’Università degli studi della Tuscia di Viterbo, dal titolo “Evoluzione della minaccia terroristica: strumenti di prevenzione e contrasto”. La lezione fa parte del percorso di studi del corso di Scienze politiche – Indirizzo investigazioni e sicurezza della magistrale e dottorato di ricerca.

Dopo l’indirizzo di saluto del rettore dell’ateneo Stefano Ubertini è iniziato l’intervento del prefetto Giannini.

Il capo della Polizia ha sottolineato l’importanza della lezione per poter comprendere alcune dinamiche non solo della normativa, ma soprattutto del modo per affrontare un problema che da sempre affligge l’Italia e che si presenta sotto varie forme, cioè il terrorismo.

È importante avere una conoscenza della storia, delle norme e dei fenomeni, perché il percorso che deve essere fatto adesso, in una fusione tra mondo accademico e mondo della sicurezza, dev’essere un percorso virtuoso, che porti ad avere delle normative che siano in grado di prevenire i fenomeni e che seguano gli eventi.

L’excursus storico del fenomeno è partito dalla fine degli anni ’60, con i grandi movimenti studenteschi e manifestazioni, con i relativi problemi di ordine pubblico, che hanno portato poi negli anni ’70 alla cosiddetta “strategia della tensione”, con l’attentato a Milano in piazza Fontana.

giannini lezione antiterrorismoIn quel periodo, nell’ambiente accademico dell’università di Trento iniziarono a maturare i germogli che poi daranno vita alle Brigate Rosse, che agli inizi degli anni ‘70 si presentano con azioni dimostrative, attentati nelle fabbriche, per poi passare a sequestri lampo nei confronti dei dirigenti delle aziende.

Nel decennio, ha sottolineato il Capo della Polizia, si assiste a una crescita dell’organizzazione terroristica che lascia una scia di sangue con sequestri e omicidi, che culmineranno nel 1978 con il rapimento di Aldo Moro e il massacro della sua scorta.

La legislazione dell’epoca non era adatta ad affrontare quei fenomeni terroristici. Per questo si sono cominciati ad adottare strumenti legislativi nuovi per cercare di contrastarli in maniera più adeguata.
Per esempio, proprio dopo il sequestro Moro è stato inserito il reato di sequestro di persona a scopo di terrorismo, che prima non esisteva.

Il legislatore inizia a conoscere i nuovi fenomeni e li analizza, fornendo ai tecnici nuovi strumenti legislativi utili ad affrontarli, come per esempio le agevolazioni per coloro che si dissociano e che collaborano, le cosiddette misure premiali.
E questo ha portato a vincere la sfida con il terrorismo.

Poi l’inizio del terrorismo internazionale negli anni ’90, con Al Qaida, che a sua volta ha le sue radici nell’invasione dell’Afganistan da parte dell’Unione sovietica proprio negli anni ’70. Iniziano attentati in tutto il mondo alle ambasciate degli Stati Uniti. Anche in questo momento si riscontra l’inadeguatezza delle nostre norme, pensate per difendersi da terroristi nel nostro Paese, mentre il Mondo cambia totalmente con l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001.

Anche in questo caso il legislatore, ha proseguito il prefetto Giannini, analizza il fenomeno e cerca nuovi strumenti per combattere il terrorismo transnazionale. Vengono introdotti, tra i beni che lo Stato italiano tutela, anche gli altri Stati e le organizzazioni internazionali, inserendo nuovi strumenti legislativi più idonei a questo scopo.

Diventa fondamentale la collaborazione con l’intelligence degli altri Paesi per acquisire le informazioni necessarie a fare prevenzione e l’utilizzo delle intercettazioni di natura preventiva.

Ulteriore evoluzione normativa si è avuta quando il terrorismo internazionale ha iniziato a colpire l’Europa, attaccata dal suo interno da terroristi radicalizzati, arruolati sul web.

Poi l’avvento dell’Isis contro l’occidente e contro i nemici interni, la fine di Saddam Hussein, i foreign fighter, l’emarginazione dei migranti di seconda o terza generazione. Un terrorismo completamente diverso, mutevole e velocissimo nelle decisioni.

Tutto ciò, ha evidenziato Giannini agli studenti presenti, si deve affrontare con la massima prevenzione, cercando di individuare i potenziali elementi pericolosi e allontanandoli dal nostro Paese.

Concludendo la lezione il capo della Polizia ha ribadito quanto sia necessario, fondamentale, per gli accademici e per coloro che affrontano il terrorismo, conoscere i fenomeni, la loro evoluzione e le modalità con cui si manifestano perché ciò consente di poter approntare delle misure efficaci per contrastarli. Sono fenomeni che dobbiamo conoscere e che vanno combattuti non solo con le operazioni di polizia, ma anche con la cultura che permette di dare degli strumenti appropriati di contrasto per riuscire ad anticipare gli attacchi.

Sergio Foffo