Asti: operazione antidroga, 5 arresti e 7 denunciati

Spacciava cocaina nascondendola nelle scatole di medicinali, tentando di occultare l’attività illecita, ma questo non è sfuggito agli occhi dei poliziotti della Squadra mobile di Asti che nel sul finire del 2021 hanno dato il via ad un’indagine che ha condotto all’arresto di 4 persone per spaccio di stupefacenti, una per furto e alla denuncia di altre 7 persone.

L’operazione, scaturita dall’individuazione del 40enne, ha condotto gli agenti ad accertare che l’uomo ha venduto circa 1500 dosi di stupefacente per un totale di 3 chili pari al valore di circa 280mila euro. La cessione della droga avveniva ad ogni ora, sia nei maggiori luoghi di aggregazione astigiana come piazze, giardini e locali delle vie cittadine, sia vicino alle scuole; l’attività di spaccio si verificava anche presso la sua abitazione, nonostante la presenza dei figli minori.

Questa era per lo spacciatore una vera e propria professione, tanto da affinare nel tempo i metodi di cessione, utilizzando anche diverse auto per nascondere la cocaina.

Durante l’indagine, tra i vari acquirenti, gli investigatori hanno individuato un 35 enne e una 29 enne che, una volta comprata la sostanza stupefacente per un totale di 2 etti il cui ricavato è stato stimato in circa 20mila euro, la rivendevano in alcuni luoghi di spaccio di Asti.

Inoltre i poliziotti hanno denunciato 7 persone come presunti spacciatori di modiche quantità di stupefacente ed arrestato un cliente dello spacciatore 40enne per il reato di furto, il cui provento di 10mila euro di attrezzi edili sarebbe stato finalizzato all’acquisto della cocaina.

Così gli investigatori hanno sequestrato un immobile e dei relativi terreni, acquistati attraverso i proventi illeciti dell’attività di spaccio, numerosi oggetti edili provento di furto ed assegni per un valore di 11mila euro.

Nel corso delle perquisizioni uno degli indagati è stato arrestato in flagranza poiché trovato in possesso di 28 dosi di cocaina pronte per lo spaccio e 12mila euro in contanti.

Natale Giacomo Franzella

Ginnastica ritmica: Raffaeli regina in Coppa del mondo, oro e argento per Russo

Sofia Raffaeli - Alessia RussoLa Coppa del mondo di ginnastica artistica ricomincia dalla tappa di Atene e subito la fuoriclasse delle Fiamme oro Sofia Raffaeli mette le cose in chiaro: non è più un astro nascente ma un bel sole che splende. Sofia può vincere tutto e lo ha dimostrato portandosi a casa tre medaglie all’esordio stagionale nel circuito internazionale.

Nelle prime giornate di gare, quelle dedicate al concorso generale, la portacolori della Polizia di Stato ha primeggiato in tutti gli attrezzi e si è messa al collo la medaglia d’oro dell’All around con il totale, sui quattro attrezzi, di 131.750, davanti alle bulgare Nikolova (129.550) e Klaeyn (127.600).

Sofia Raffaeli“Sono davvero contenta per come è andata la gara – ha detto la poliziotta delle Fiamme oro – è stata la prima prova di World cup della stagione, con tutti esercizi nuovi, quindi mi ritengo molto soddisfatta”.

La “Formica atomica” ha dato spettacolo nella finale del cerchio, nella quale, al ritmo di “Psycho” di Hermann, ha conquistato una splendida medaglia d’oro, totalizzando 33 punti. Dietro di lei l’ungherese Pigniczki e la spagnola Berenzina.

Ottima prestazione anche nella final eight della palla, in cui la nostra Sofia, sulle note de “Il mondo” di Jimmy Fontana, si è messa al collo l’argento alle spalle della Nikolova, precedendo la statunitense Griskenas.

Alessia Russo - ginnastica ritmicaOro anche per la farfalla delle Fiamme oro Alessia Russso che, insieme a Martina Centofanti, Alessia Maurelli, Dana Mogurean, Laura Paris e Giulia Segatori, ha trionfato con la squadra azzurra nella finale dell’esercizio misto con nastri e palle, realizzato sulle note di “Mercy in darkness”. Il team italiano ha totalizzato 30.650 punti, piazzandosi davanti a Israele e Grecia.

Nella finale ai 5 cerchi le azzurre hanno vinto l’argento, con l’esercizio ideato e costruito sulla canzone “They don’t care about us” di Michael Jackson. Le italiane sono state precedute sul podio da Israele, mentre il bronzo è andato alla Polonia.

Sergio Foffo

Milano: sequestro di armi e droga

Perquisizione MilanoA seguito di ulteriori indagini dei poliziotti della Squadra mobile di Milano nei confronti dei componenti di un’organizzazione criminale arrestati lo scorso novembre nell’operazione “Vico Raudo”, ieri a Rho, Milano è stata eseguita una perquisizione delegata dalla Procura all’interno di una cantina. Il locale era in uso ad uno degli indagati e all’interno sono state trovate armi e droga riconducibili alla famiglia di ‘ndrangheta locale.

Trovati e sequestrati 150 grammi di cocaina, una bilancia elettronica, un fucile a canne mozze calibro 12, un revolver calibro 22 carica con 5 cartucce, 818 cartucce di varia tipologia (munizioni per pistola e munizioni per fucile di vario calibro).

Perquisizione MilanoLo scorso novembre, nel corso dell’operazione la Squadra mobile milanese sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, gli agenti arrestarono 49 persone accusate, a vario titolo, dei reati associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, minacce, violenza privata, incendio, detenzione e porto illegale di armi aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa nonché per il reato di intestazione fittizia di beni.

In particolare, le indagini allora svolte, consentirono di poter affermare che a Rho ci fosse la presenza di una struttura di ‘ndrangheta denominata “Locale di Rho”, già riconosciuta come struttura mafiosa e che la stessa stava nuovamente ricostituendo ad opera del capo della Locale, condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso il quale, una volta scontata la sua pena, con la collaborazione dei membri della sua famiglia e di altri affiliati, stava cercando di reimporre sua presenza sul territorio.

La Polizia ricorda le vittime del Covid-19

Ricorre oggi la giornata nazionale in ricordo di tutte le vittime della pandemia da Covid19.

La data scelta è quella del 18 marzo, giorno in cui, nel 2020, l’intero Paese fu scosso dalle immagini in cui centinaia di bare, depositate presso il cimitero monumentale di Bergamo, furono trasportate da una colonna di mezzi pesanti dell’Esercito Italiano. Centinaia di feretri che si allontanavano dagli affetti dei proprio familiari senza la possibilità di ricevere l’ultimo saluto.

Quelle scene, ancora oggi, sono il simbolo della sofferenza vissuta durante la prima ondata del coronavirus.

In quei difficili mesi, la Polizia di Stato, assieme alle altre forze di polizia e militari, non ha mai smesso di garantire la sicurezza dei cittadini, pagando un alto tributo. Sono infatti 20 i poliziotti morti a causa del virus. Donne e uomini che hanno servito sino all’ultimo le loro comunità senza tirarsi mai indietro. Ognuno di loro con una storia diversa ma accomunati da un stesso ideale: quello di essere al servizio di chi più ha bisogno.

covid milanoLa perdita di questi valorosi poliziotti ha lasciato una ferita, ancora oggi aperta, nei loro cari e nella grande famiglia della Polizia di Stato.

Oggi vogliamo ricordare il loro sacrificio il cui inizio fu segnato, proprio quel tragico 18 marzo 2020, dalla perdita di Maria Sparagana, assistente capo coordinatore e voce storica della Sala operativa della questura di Caserta. Alla sua scomparsa, purtroppo, seguirono quelle di altri 19 poliziotti che non sono riusciti a vincere la battaglia contro quel nemico invisibile.

A loro, a tutte le altre vittime e alle loro famiglie va il nostro commosso pensiero.

Università della Tuscia: lezione del capo della Polizia sull’antiterrorismo

lezione gianniniQuesto pomeriggio il capo della Polizia Lamberto Giannini ha tenuto una lezione presso l’Università degli studi della Tuscia di Viterbo, dal titolo “Evoluzione della minaccia terroristica: strumenti di prevenzione e contrasto”. La lezione fa parte del percorso di studi del corso di Scienze politiche – Indirizzo investigazioni e sicurezza della magistrale e dottorato di ricerca.

Dopo l’indirizzo di saluto del rettore dell’ateneo Stefano Ubertini è iniziato l’intervento del prefetto Giannini.

Il capo della Polizia ha sottolineato l’importanza della lezione per poter comprendere alcune dinamiche non solo della normativa, ma soprattutto del modo per affrontare un problema che da sempre affligge l’Italia e che si presenta sotto varie forme, cioè il terrorismo.

È importante avere una conoscenza della storia, delle norme e dei fenomeni, perché il percorso che deve essere fatto adesso, in una fusione tra mondo accademico e mondo della sicurezza, dev’essere un percorso virtuoso, che porti ad avere delle normative che siano in grado di prevenire i fenomeni e che seguano gli eventi.

L’excursus storico del fenomeno è partito dalla fine degli anni ’60, con i grandi movimenti studenteschi e manifestazioni, con i relativi problemi di ordine pubblico, che hanno portato poi negli anni ’70 alla cosiddetta “strategia della tensione”, con l’attentato a Milano in piazza Fontana.

giannini lezione antiterrorismoIn quel periodo, nell’ambiente accademico dell’università di Trento iniziarono a maturare i germogli che poi daranno vita alle Brigate Rosse, che agli inizi degli anni ‘70 si presentano con azioni dimostrative, attentati nelle fabbriche, per poi passare a sequestri lampo nei confronti dei dirigenti delle aziende.

Nel decennio, ha sottolineato il Capo della Polizia, si assiste a una crescita dell’organizzazione terroristica che lascia una scia di sangue con sequestri e omicidi, che culmineranno nel 1978 con il rapimento di Aldo Moro e il massacro della sua scorta.

La legislazione dell’epoca non era adatta ad affrontare quei fenomeni terroristici. Per questo si sono cominciati ad adottare strumenti legislativi nuovi per cercare di contrastarli in maniera più adeguata.
Per esempio, proprio dopo il sequestro Moro è stato inserito il reato di sequestro di persona a scopo di terrorismo, che prima non esisteva.

Il legislatore inizia a conoscere i nuovi fenomeni e li analizza, fornendo ai tecnici nuovi strumenti legislativi utili ad affrontarli, come per esempio le agevolazioni per coloro che si dissociano e che collaborano, le cosiddette misure premiali.
E questo ha portato a vincere la sfida con il terrorismo.

Poi l’inizio del terrorismo internazionale negli anni ’90, con Al Qaida, che a sua volta ha le sue radici nell’invasione dell’Afganistan da parte dell’Unione sovietica proprio negli anni ’70. Iniziano attentati in tutto il mondo alle ambasciate degli Stati Uniti. Anche in questo momento si riscontra l’inadeguatezza delle nostre norme, pensate per difendersi da terroristi nel nostro Paese, mentre il Mondo cambia totalmente con l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001.

Anche in questo caso il legislatore, ha proseguito il prefetto Giannini, analizza il fenomeno e cerca nuovi strumenti per combattere il terrorismo transnazionale. Vengono introdotti, tra i beni che lo Stato italiano tutela, anche gli altri Stati e le organizzazioni internazionali, inserendo nuovi strumenti legislativi più idonei a questo scopo.

Diventa fondamentale la collaborazione con l’intelligence degli altri Paesi per acquisire le informazioni necessarie a fare prevenzione e l’utilizzo delle intercettazioni di natura preventiva.

Ulteriore evoluzione normativa si è avuta quando il terrorismo internazionale ha iniziato a colpire l’Europa, attaccata dal suo interno da terroristi radicalizzati, arruolati sul web.

Poi l’avvento dell’Isis contro l’occidente e contro i nemici interni, la fine di Saddam Hussein, i foreign fighter, l’emarginazione dei migranti di seconda o terza generazione. Un terrorismo completamente diverso, mutevole e velocissimo nelle decisioni.

Tutto ciò, ha evidenziato Giannini agli studenti presenti, si deve affrontare con la massima prevenzione, cercando di individuare i potenziali elementi pericolosi e allontanandoli dal nostro Paese.

Concludendo la lezione il capo della Polizia ha ribadito quanto sia necessario, fondamentale, per gli accademici e per coloro che affrontano il terrorismo, conoscere i fenomeni, la loro evoluzione e le modalità con cui si manifestano perché ciò consente di poter approntare delle misure efficaci per contrastarli. Sono fenomeni che dobbiamo conoscere e che vanno combattuti non solo con le operazioni di polizia, ma anche con la cultura che permette di dare degli strumenti appropriati di contrasto per riuscire ad anticipare gli attacchi.

Sergio Foffo