È stato arrestato nei giorni scorsi, dagli uomini delle Digos di Bologna e di Parma e da quelli del Compartimento polizia postale di Bologna su ordine della magistratura, un giovane cittadino tunisino per “addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale”.
Il giovane, regolare sul nostro territorio, era stato oggetto di monitoraggio da parte della Digos durante un’attività di contrasto al cyberterrorismo svolta nelle prime fasi dagli agenti della Polizia postale di Perugia che erano riusciti ad individuare un profilo whatsapp inserito in un gruppo chiamato “gli estranei”.
Il gruppo mostrava una foto profilo rappresentativa dello Stato islamico e aveva come scopo anche lo scambio di messaggi propagandistici; inoltre l’utilizzatore del profilo individuato era attivo anche in altri due gruppi whatsapp: “i canti dello stato islamico” e “l’esercito del califfato”.
Gli investigatori della Polizia postale avevano scoperto che l’account osservato apparteneva ad un’utenza mobile italiana, utilizzata da un giovane 24enne, operaio edile localizzato nella provincia di Parma, e acquisiva ulteriori elementi sulla personalità dell’uomo, consentendo di individuare altri due profili Facebook a lui ricollegabili.
Attraverso i profili facebook si rilevava una sua spiccata inclinazione alla cultura dello Stato islamico e alla lotta armata, non risparmiando apprezzamenti e iscrizioni a pagine ad esse dedicate.
Durante le perquisizioni effettuate a giugno veniva sequestrato un cellulare e molti documenti d’interesse investigativo.
Dall’analisi sullo smartphone sono state trovate migliaia di immagini che ritraggono scene di guerra nei territori medio orientali, esecuzioni capitali e 40 video esplicativi delle varie tecniche operative utilizzate da gruppi jihadisti nonché istruzioni per confezionare ordigni artigianali, bombe tipo molotov e tipo ANFO, tecniche di combattimento, raccomandazioni per eludere inseguitori, come evitare la cattura e, infine, tecniche utili per liberarsi dalle manette; inoltre venivano dati consigli su come saper occultare un cadavere, ma anche tecniche di disarmo e difesa da minacce armate.
I documenti trovati, anche cartacei, mostravano elementi relativi al crescente processo di radicalizzazione del ragazzo ed adesione ed esaltazione della jihad.
A tutto questo si aggiungono altri elementi emersi a seguito delle analisi dei contatti telefonici che mostrano l’inserimento dell’indagato in una cerchia di persone appartenenti ad ambienti jihadisti.
Il ragazzo utilizzava piattaforme di comunicazione come Telegram e Whatsapp che risultano difficilmente intercettabili e contatti telefonici con utenze straniere riferibili a nazioni estere come Tunisia, Algeria, Filippine, Yemen, Gran Bretagna, Stati Uniti ed altre ancora.
In corso ulteriore indagine per analizzare altro materiale sequestrato e verificare i contatti che fanno riferimento a contesti nazionali e internazionali.