Arrestate 4 persone, per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Un altro componente del gruppo è ancora ricercato.
A Messina con l’operazione “stranamore”, la Squadra mobile ha fatto luce su un’associazione criminale transnazionale finalizzata ad eludere la normativa nazionale in materia di immigrazione attraverso matrimoni fittizi.
Gli arrestati, insieme ad almeno altri due indagati non identificati ed attivi in territorio francese, hanno strutturato un’associazione in grado di organizzare matrimoni di comodo tra cittadini italiani ed extracomunitari, al fine di far ottenere loro il permesso di soggiorno per motivi familiari.
Il compenso per il finto coniuge variava tra i 2.500 e i 3mila euro mentre le spese complessive per la persona interessata ad ottenere il titolo di soggiorno superavano, in alcuni casi, i 10mila euro.
Il gruppo, capeggiato da un cittadino marocchino residente a Messina e di cui facevano parte due donne italiane alle quali era demandato anche il compito di individuare le finte spose, si occupava di curare ogni dettaglio connesso alle future nozze, di ripartire i compiti e di gestire i pagamenti per tutti i partecipanti alla “cerimonia”.
Gli indagati si preoccupavano, quindi, di far incontrare i futuri coniugi, di seguire tutta la trafila amministrativa propedeutica alla cerimonia presso i vari consolati, di reclutare i testimoni di comodo e di reperire gli alloggi per simulare la coabitazione in vista dei controlli successivi.
Nulla era lasciato al caso: venivano acquistate le fedi (20 euro di valore), anticipate le spese per l’acconciatura e l’abito; se necessario, venivano gestite anche le pratiche per il divorzio da matrimoni precedenti ed impartite le istruzioni sul comportamento da tenere in occasione dei controlli di polizia volti alla verifica della effettiva convivenza.
Anche nell’ipotesi in cui la richiesta di soggiorno fosse stata rigettata, la banda si preoccupava di seguire tutta la procedura per il ricorso.
Il mancato accoglimento dell’istanza poteva derivare, in alcuni casi, dalla inattendibilità delle riposte fornite da uno degli sposi durante l’istruttoria; emblematico un caso in cui un uomo non solo non ricordava la data del matrimonio, ma non sapeva neanche descrivere le più elementari abitudini di vita coniugale quotidiana.