Postale: oscurati 7 siti di finto trading online

Trading onlineSiti di trading online scoperti dalla Polizia postale sono stati oscurati in Italia perché senza le necessarie autorizzazioni e collegati ad organizzazioni criminali che simulavano le transazioni digitali acquisendo di fatto i capitali delle vittime. L’indagine è stata avviata dopo la segnalazione della Consob che ha evidenziato come certi siti, privi di autorizzazione, offrivano agli utenti strumenti finanziari, servizi e attività d’investimento-truffa.

Dopo aver accertato la mancanza delle autorizzazioni legali che inevitabilmente influisce in termini di evasione fiscale, gli investigatori si sono preoccupati di evidenziare le attività illegali che spesso si celano dietro questi siti fra le quali, in primo luogo, il fenomeno del falso trading online.

Dall’insieme delle informazioni raccolte in particolare su 7 siti Internet specializzati a tali attività, il Gip di Roma ha disposto il sequestro preventivo ordinando ai provider operanti sul territorio nazionale di inibirne il raggiungimento da parte degli utenti che si collegano dall’Italia.

L’emergenza sanitaria per il Covid19 ha dato maggiore impulso alle attività finanziarie online a causa delle restrizioni imposte.  Molti cittadini, con le attività commerciali chiuse, e avendo a disposizione dei capitali fermi sui conti correnti, si sono fatti attrarre dalla prospettiva di facili guadagni derivanti da investimenti “sicuri” che purtroppo, il più delle volte si sono dimostrati truffe.

La vittima versa i capitali nella convinzione di fare un investimento, ma i soldi anziché essere investiti, come sembra dal portafoglio online, vengono acquisiti dal gruppo criminale che opera all’estero con la conseguenza e inevitabile di perdite di capitale verso Paesi stranieri. Solo nel 2020 la Polizia postale ha trattato 358 casi con oltre 20 milioni di euro di danno.

Concorsi: la Polizia di Stato cerca 64 commissari tecnici

funzionario tecnicoSulla gazzetta ufficiale – concorsi ed esami – di oggi 23.04.2021 sono pubblicati i seguenti cinque concorsi per commissari tecnici della Polizia di Stato per i quali sono state create le relative pagine nei concorsi in atto:

– n. 24 posti di commissario tecnico fisico della Polizia di Stato;

– n. 13 posti di commissario tecnico ingegnere della Polizia di Stato;

– n. 12 posti di commissario tecnico biologo della Polizia di Stato;

– n.  9 posti di commissario tecnico psicologo della Polizia di Stato;

– n.  6 posti di commissario tecnico chimico della Polizia di Stato.

Le domande di partecipazione potranno essere presentate dalle ore 00.00 del 24 aprile 2021 alle ore 23.59 del 24 maggio 2021.

Il candidato dovrà inoltre essere in possesso di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) a lui personalmente intestata, ovvero di posta elettronica istituzionale (corporate) per i candidati appartenenti alla Polizia di Stato, dove riceverà le comunicazioni relative al concorso.

Milano: scoperta truffa delle scarpe contraffatte

operazione "fake shoes"Avevano messo in piedi un negozio virtuale attraverso un sito internet in cui vendevano scarpe contraffatte. L’operazione “Fake shoes” è stata portata a termine dal commissariato Greco Turro della questura di Milano e dalla Polizia postale che, pochi giorni fa, hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre giovani, mentre un quarto risulta indagato. L’accusa è di associazione per delinquere, truffa, ricettazione indebito utilizzo di carte di pagamento intestate a terzi e autoriciclaggio. I ragazzi hanno un’età compresa tra i 22 e i 23 anni.

L’indagine prende il via, a gennaio scorso, in seguito ad una denuncia presentata al commissariato in cui si evidenziava il modus operandi di un giovane che aveva richiesto agli amici della propria cerchia, l’attivazione di carte Postepay e l’intestazione di schede telefoniche; a distanza di qualche tempo, gli amici si erano insospettiti a causa del transito di elevate somme di denaro sui conti correnti.

A questa denuncia ne erano seguite altre due simili presentate alla Polizia postale di Milano.

Nelle prime fasi investigative, effettuate in sinergia tra il Commissariato e la Polizia postale, sono stati identificati due ragazzi al vertice dell’organizzazione e sequestrate, 23 carte di pagamento, 3 personal computer e 17 apparecchi cellulari, un paio di sneakers ancora imballate e numerosi appunti relativi alla gestione dell’attività di calzature sportive.

Con il materiale sequestrato è stato possibile approfondire l’indagine facendo luce su un’attività di commercio online di calzature contraffatte provenienti dalla Cina ed immesse sul mercato come fossero originali.

Stando alle analisi dei conti correnti e degli apparecchi telefonici, gli investigatori hanno accertato che l’organizzazione, in poco tempo, aveva avuto contatti con 1.172 clienti che avevano acquistato calzature false riportanti famosissimi marchi.
Dalle ulteriori indagini si è scoperto che il sito Internet a cui faceva capo la società fondata dai giovani, veniva pubblicizzato anche attraverso i più comuni social network.

I guadagni di tale attività confluivano nei diversi conti correnti per poi essere investiti per la stessa attività o per l’acquisto di criptovalute. Nel 2020 l’attività imprenditoriale aveva fatturato un giro di affari intorno ai 300 mila euro.

Ogni appartenente all’organizzazione aveva un ruolo ben determinato e regole precise anche nell’attività di monitoraggio dei sistemi di sicurezza studiati appositamente per eludere eventuali indagini delle Forze dell’ordine; il compito era quello di eliminare ogni traccia dell’attività illecita riconducibile all’organizzazione.

Pisa: indagati otto minori per materiale pedopornografico

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Indagati a Pisa otto minorenni responsabili, a vario titolo, di diffusione di materiale pedopornografico, istigazione all’odio razziale per propaganda antisemita e detenzione illegale di strumenti atti all’offesa.

L’indagine è stata sviluppata a seguito di altra inchiesta per violenza sessuale, del 2019.  In quell’attività investigativa, la Squadra mobile, analizzando il cellulare di un sedicenne, riscontrava numerose immagini di minori, in tenera età, costretti a subire atti sessuali.

Attraverso gli ulteriori approfondimenti informatici compiuti sul telefono, i poliziotti sono risaliti all’autore dell’invio dei file criminali, individuato in un altro minore, di 16 anni. Inoltre, dai messaggi condivisi con il coetaneo, quest’ultimo adolescente dimostrava di essere in possesso, presso la propria abitazione, di svariati strumenti atti all’offesa e petardi.

Nella perquisizione domiciliare nell’abitazione del minore, gli investigatori oltre a numerose spranghe, bastoni, pugnali e la targa di un motorino rubato, hanno trovato numerosi petardi illegali. Tutto materiale sottoposto a sequestro insieme al computer e ai cellulari dell’adolescente.

Dall’analisi di questi ultimi dispositivi informatici la Squadra mobile ha scoperto una serie di file video nei quali il giovane amava farsi riprendere durante il compimento di atti vandalici in città, a volte commessi insieme ad altri coetanei; il ragazzo era anche in possesso di alcuni video tutorial, reperiti dalla Rete, su come realizzare ordigni rudimentali utilizzando prodotti pirotecnici comunemente in commercio.

Inoltre dalle chat del ragazzo, i poliziotti hanno rinvenuto, soprattutto in quella della sua classe, immagini condivise ad esplicito contenuto pedopornografico, raffiguranti neonati abusati, elaborazioni grafiche di deep-nude e foto di pre-adolescenti in pose erotiche. Alcuni di queste immagini apparivano appositamente artefatte e modificate in forma di stickers, adesivi virtuali utilizzati nella messaggistica, in modo da renderne difficoltosa l’individuazione da parte di programmi di controllo della Rete e di esame informatico.

Gli investigatori hanno trovato anche frasi inneggianti l’olocausto e immagini raffiguranti Adolf Hitler, oppure foto storiche, testimonianza della Shoah, accompagnate da frasi offensive per le vittime, nonché immagini in cui viene vilipesa anche la figura di Papa Francesco.

A tutti e otto, residenti nel capoluogo ed in provincia di Pisa, sono stati notificati gli avvisi di conclusione indagini, alla presenza dei rispettivi genitori. Nel caso di rinvio a giudizio, dovranno rispondere di reati particolarmente gravi quali la produzione, divulgazione e detenzione di materiale pedopornografico, che prevede una pena dai 6 ai 12 anni di reclusione; l’istigazione all’odio razziale, le cui pene possono arrivare sino ai 6 anni di reclusione e, solo per uno di loro, per i reati di detenzione abusiva di arma e ricettazione.

Mafia: 46 arresti ad Enna per estorsioni e spaccio

Il loro obiettivo era di imporre il pizzo a tutti i commercianti e imprenditori della zona e di monopolizzare il mercato della droga, sfruttando la forza intimidatrice derivante dall’appartenenza alla famiglia di Cosa Nostra di Enna, per costringere le vittime a sottostare ai loro voleri. I 30 appartenenti al gruppo criminale oggetto dell’indagine “Caput silente” sono stati arrestati questa mattina al termine di un’attività investigativa condotta dagli agenti della Squadra mobile di Enna e del commissariato di Leonforte.

Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso, aggravata dall’utilizzo delle armi, estorsioni, danneggiamenti, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi.
Nel corso dell’indagine sono state arrestate altre 16 persone in flagranza di reato, e sequestrate numerose armi da fuoco e notevoli quantità di cocaina, hashish e marijuana.

All’indagine hanno preso parte anche i poliziotti della Squadra mobile di Catania, dei Reparti prevenzione crimine e delle unità cinofile di Palermo e Catania, del Reparto volo di Palermo e della Polizia di frontiera di Catania.

L’attività odierna è una costola dell’operazione “Homo novus”, che nel 2014 aveva portato alla condanna per mafia degli affiliati alla famiglia di Cosa Nostra attiva a Leonforte.

L’operazione “Caput silente” ha evidenziato come i capi del gruppo criminale, nonostante fossero reclusi, abbiano continuato a dare disposizioni e direttive, anche con l’utilizzo di messaggi scritti su pezzi di carta, i cosiddetti pizzini, particolare che ha dato il nome all’indagine. Attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e videoriprese, supportate anche dai classici appostamenti e pedinamenti, gli investigatori hanno documentato l’attività criminale svolta dagli indagati.

Innumerevoli cessioni di sostanze stupefacenti, numerosi episodi di danneggiamento ai danni di commercianti, imprenditori, e di due agenti della polizia giudiziaria del commissariato di Leonforte che davano particolarmente “fastidio” all’organizzazione criminale.

I tipici “messaggi” utilizzati per minacciare le vittime erano costituiti dal taglio degli pneumatici delle auto, sulle quali venivano incise, con evidenti solchi sulla carrozzeria, anche delle croci. Ad un imprenditore sono state invece recapitate buste da lettera contenenti proiettili, insieme alla richiesta di una notevole somma di denaro.

Un altro particolare emerso dall’indagine è quello relativo alla politica delle estorsioni messa in atto dagli indagati, che chiedevano piccoli importi per la “protezione”, in modo che tutti potessero pagare senza problemi, con lo scopo di soggiogare la totalità degli operatori economici del loro territorio.

Le direttive all’interno dell’organizzazione venivano impartite con i classici pizzini, in modo da evitare il più possibile i contatti diretti tra gli appartenenti; questi godevano anche di una sorta di assicurazione interna, che scattava in caso di arresto, sotto forma di somme elargite ai familiari dei detenuti.

Nel corso dell’indagine gli investigatori hanno anche evitato l’omicidio di un pusher che doveva essere punito per non aver onorato un debito legato allo spaccio e per i suoi tentativi di contrastare il monopolio dell’organizzazione.