“Dopo i calcoli finali della tua bolletta Enel energia, abbiamo stabilito che sei idoneo a ricevere un rimborso dell’importo di 128,04 euro”. Inizia così la mail che sta arrivando in questi giorni sulle caselle di posta. È una truffa che sfrutta l’immagine contraffatta dell’azienda, che produce e distribuisce energia elettrica e gas.
La Polizia postale ricorda sempre di diffidare delle offerte pervenute tramite l’invio di mail o profili social e non precedute da alcuna richiesta e di non fornire mai dati personali. Inoltre, un consiglio da seguire per non cadere vittime della truffa, è quello di non aprire assolutamente la mail e di contattare telefonicamente l’Enel, attraverso il numero verde, così da richiedere un controllo e verificare realmente la veridicità dei fatti.
In caso di sospetti fate una segnalazione alla Polizia postale.
Venivano contattate tramite i social e invitate a partecipare a dei provini, con il miraggio di essere introdotte nel mondo della moda. Tutte bellissime, molto giovani e, spesso, minorenni. Superato il provino, con 50 euro si iscrivevano all’agenzia.
A quel punto iniziavano un percorso che ha portato molte di loro a trasformarsi in baby prostitute, manipolate dai titolari di due agenzie di moda, che intascavano centinaia di euro vendendo le prestazioni sessuali delle giovani vittime, a uomini più grandi conosciuti durante gli eventi legati alla moda.
Al termine dell’indagine svolta dalla Squadra mobile di Palermo e coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo siciliano, i due titolari delle agenzie sono finiti in carcere con le accuse di prostituzione minorile, induzione e favoreggiamento della prostituzione, violenza sessuale nei confronti di minorenne, mentre un terzo uomo, vicino all’organizzazione creata dai due, è agli arresti domiciliari con l’accusa di aver intrattenuto rapporti sessuali con una ragazza non ancora diciottenne, in cambio di denaro.
Ufficialmente si trattava di una struttura per la promozione di giovani modelle siciliane, con lo scopo di farle partecipare ad eventi nazionali ed internazionali. Le ragazze partecipavano a casting, sfilate, servizi fotografici e concorsi di bellezza locali o regionali, nei quali riuscivano a conquistare le agognate fasce da Miss.
Venivano trattate da star e coperte di “regalini” con l’intento di farle sentire al centro dell’attenzione, solleticando il loro ego e facendo leva sul loro desiderio di essere famose. Subito dopo scattava il corteggiamento, che culminava in rapporti sessuali. Ma faceva tutto parte del sistema architettato per soggiogare psicologicamente le ragazze e indurle, poi, a concedersi ad amici e clienti dei due “manager”, dietro sostanziosi pagamenti. Il tutto sempre con il miraggio di fare carriera nel mondo della moda, partecipando a casting di rilievo nazionale, dove le attendevano i clienti.
L’attività investigativa ha preso il via dalle dichiarazioni di una giovane modella, che aveva iniziato a lavorare con i due arrestati quando aveva appena 15 anni; la giovane ha raccontato di essere stata subito oggetto di attenzioni particolari e indotta a concedersi ai clienti dell’agenzia o a coloro che partecipavano agli eventi legati alla moda.
Grazie alle rivelazioni sue e di altre indossatrici dell’agenzia, gli investigatori hanno ricostruito il fruttuoso sistema messo a punto dagli indagati.
Si è conclusa l’indagine della Squadra mobile di Benevento nei confronti di 5 persone che, questa mattina, sono finite in manette per essere responsabili di usura, estorsione e violenza privata.
L’attività investigativa, coordinata dalla locale Procura, ha avuto inizio dopo la denuncia di alcuni imprenditori nel campo della ristorazione, finiti nella rete del gruppo criminale.
Sostenuti dalle associazioni antiusura e antiracket presenti sul territorio, le vittime hanno denunciato le estorsioni che andavano avanti già dal 2013, ponendo fine così al loro calvario.
Nei confronti dei 5 arrestati è stato riconosciuto anche il favoreggiamento personale nei confronti di 10 imprenditori beneventani che, vittime anch’essi di usura, hanno negato un coinvolgimento con gli indagati.
Attraverso le intercettazioni telefoniche, si è constatato la responsabilità degli indagati perpetrata nel tempo ed esplicitamente riferita al telefono alle vittime, sia in ordine alla consegna delle somme di denaro richieste, sia dei tassi d’interesse usurari applicati e sia nelle minacce esplicite nei confronti di chi era in “debito”.
Gli investigatori hanno quantificato che i tassi applicati fossero tra il 120 ed il 240 per cento; con tali ed esorbitanti richieste, le vittime finivano in un vortice di ricatti e debiti dal quale non riuscivano più ad uscire; è accertato che in un caso specifico una vittima sia stata costretta a cedere la gestione di una parte della propria azienda ad uno degli indagati.
Hanno partecipato all’operazione di oggi anche gli uomini del Reparto prevenzione crimine Campania, i cinofili e quelli del Reparto volo di Napoli e per la parte di competenza gli uomini della Guardia di finanza di Benevento.
Questa mattina è stato commemorato, a Palermo, l’assistente capo Natale Mondo, ucciso dalla mafia nel 1988.
In occasione dell’anniversario il questore Leopoldo Laricchia ha deposto una corona di alloro sulla lapide dedicata ai caduti della Polizia di Stato collocata nell’atrio interno della Caserma “Boris Giuliano”, sede della Squadra mobile di Palermo.
Alla cerimonia erano presenti i familiari ed il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
Natale Mondo è stato ucciso nel primo pomeriggio del 14 gennaio 1988 in un agguato mafioso, mentre si trovava davanti il negozio di giocattoli gestito dalla moglie nel quartiere “Arenella” a Palermo.
È stato insignito della “Medaglia d’oro al valor civile alla memoria”.
Natale Mondo si era arruolato in Polizia nel 1972 ed aveva prestato servizio a Roma, Siracusa e Trapani. Trasferito successivamente alla questura di Palermo, lavorava alla Squadra mobile, dove si occupava prevalentemente di indagini sulle cosche mafiose del palermitano, apportando un prezioso contributo alle indagini su “Cosa Nostra”.
Mondo era scampato all’agguato nel quale furono uccisi il commissario Ninni Cassarà e l’agente Roberto Antiochia il 6 agosto 1985. La mafia non si dimenticò di lui e, tre anni dopo, lo uccise.
Il tradizionale saluto del capo della Polizia, Franco Gabrielli, apre il numero di gennaio 2021 di Poliziamoderna, la rivista ufficiale della Polizia di Stato.
Nell’editoriale, il prefetto Gabrielli, in riferimento alle difficoltà di un anno contrassegnato dalla pandemia, ha evidenziato il lavoro svolto dagli operatori di Polizia sottolineando: «La professionalità delle nostre donne e dei nostri uomini, la loro umanità, la consapevolezza di essere al servizio della popolazione. In tali frangenti un particolare riconoscimento va attribuito ai medici e ai paramedici della Polizia di Stato che hanno preservato e curato non solo i poliziotti ma, spesso andando ben oltre i loro compiti istituzionali, si sono prodigati nell’assistenza degli altri».
Nel mensile, troverete anche la rubrica “Parliamo di Noi” che è stata interamente dedicata alle numerose iniziative di solidarietà compiute dagli uomini e dalle donne della Polizia in occasione delle festività natalizie, nonostante le restrizioni per il Covid19.
Inoltre la Rivista, per questo mese, offre un’ampia raccolta degli inserti professionali, elaborati da esperti su argomenti di grande attualità come ad esempio, “L’odio contro le persone disabili”, “La diffamazione nell’era digitale”, ”l’Usura”, “Falsità personali e tutela dell’ordine pubblico”, “Mobilità smart”, “Diffusione di immagini di persone coinvolte in attività di polizia”.