Caserta: confiscati ad imprenditore beni per oltre quattro milioni di euro

operazioneConfiscati in Campania e nel Lazio beni per oltre quattro milioni di euro riconducibili ad un imprenditore nel settore del trattamento dei rifiuti di Casal di Principe (Caserta), già Consigliere della Regione Campania, condannato dalla Corte di Appello di Napoli per concorso esterno in associazione mafiosa.

Il Giudice Penale lo ha riconosciuto colluso dal 2000 in poi con i reggenti del “clan dei casalesi – fazioni Schiavone e Bidognetti”.

Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) su proposta del Questore di Caserta, rappresenta l’epilogo dell’indagine svolta dalla Divisione Polizia anticrimine della questura e dal Nucleo di Polizia economico finanziaria di Caserta che ha permesso di ricostruire gli asset patrimoniali e finanziari nella disponibilità diretta ed indiretta dell’imprenditore.

L’indagine patrimoniale, a suo carico e dei familiari, è stata svolta sugli ultimi 20 anni in cui sono stati verificati i contratti di compravendita dei beni e delle quote societarie e le relative transazioni e movimentazioni finanziarie. Il riscontro ha delineato un quadro ben definito con la ricchezza acquisita a seguito di attività illecite.

Il suo legame con il clan, fatto di favori sia come imprenditore che come politico, da cui ha ricevuto in cambio sostegno elettorale e appoggio per l’affermazione della sua azienda, è stato documentato da intercettazioni telefoniche, dalle dichiarazioni accusatorie di molteplici collaboratori di giustizia e da indagini di Polizia Giudiziaria.

La pericolosità sociale è stata dimostrata dalla sua continuativa disponibilità a porsi come intermediario tra gli amministratori degli Enti locali e le organizzazioni criminali di riferimento per favorirle negli appalti e contributi pubblici, riuscendo quasi a monopolizzare il redditizio settore economico della raccolta e smaltimento dei rifiuti, non solo nel territorio casertano.

La confisca ha riguardato nove fabbricati e un terreno, le quote di due società, due veicoli e le disponibilità finanziarie presenti in numerosi conti correnti, conti di deposito ed altri investimenti finanziari, per un valore stimato di oltre 4 milioni di euro; confiscate anche le indennità percepite dall’imprenditore per l’intero periodo di consiliatura alla Regione Campania, per più di 800 mila e il vitalizio da corrispondere per la sua ex qualità di Consigliere regionale, maturando alla data del raggiungimento del sessantesimo anno di età.

Palermo: scoperta truffa alle assicurazioni con il finto morto

operazioneScoperta una frode assicurativa a Palermo; sono sei le persone finite in carcere e diversi gli indagati in stato di libertà che dovranno rispondere del concorso nei reati commessi e accertati nell’operazione “Lazzaro”.

Gli ingredienti per la frode, scoperta dalla Squadra mobile palermitana, erano solo apparentemente complicati ma in realtà semplici: bastava una polizza-vita stipulata da uno dei complici a favore di uno dei capi o dei componenti dell’organizzazione; si aggiungeva poi il pagamento di alcune rate della polizza stessa e infine, dopo qualche mese, la finta morte dello stipulante.

La fase più delicata riguardava la creazione di finti ma credibilissimi certificati di morte completi in ogni loro dettaglio; a volte veniva presentata la scheda di bordo relativa all’intervento del servizio 118 con l’indicazione precisa dei medici e del personale intervenuto che attestava il decesso; in altri casi si usava l’inserimento, tra la documentazione, della Scheda Istat di morte, avente un numero di protocollo, rilasciata dall’Unità Sanitaria Provinciale di Palermo; altre volte ancora la relazione del medico curante, corredata da timbro e numero di registro regionale.

Tutto contribuiva ad indurre in errore la compagnia assicurativa che, dopo l’iter burocratico, liquidava il beneficiario mentre il finto morto continuava a svolgere la propria abituale esistenza.

Quest’ultimo, nel frattempo, apriva un conto corrente sul quale veniva depositato il premio per il quale, i componenti dell’organizzazione, avevano già stabilito la spartizione.

Ottenuta la liquidazione, il denaro subiva diversi passaggi e spostamenti per confondere le tracce e, alla fine veniva monetizzato in contanti.

In molti casi, questo denaro serviva per acquistare attività commerciali intestate a prestanome, completando l’attività di autoriciclaggio.

L’attività investigativa ha permesso di accertare la realizzazione di almeno 20 truffe assicurative, già liquidate o in procinto di esserlo, per un “giro d’affari” che ha fruttato all’organizzazione criminale quasi tre milioni di euro.

A questi si devono aggiungere i premi assicurativi che sono in procinto di essere liquidati perché sono state già dichiarate le false morti di altre persone, per una stima di circa cinque milioni di euro.

A chiusura delle indagini i poliziotti hanno sequestrato agli indagati beni mobili ed immobili, numerose attività commerciali, valori ed utilità economiche di considerevole entità.

La Polizia di Stato ricorda l’appuntato Renato Barborini

Intitolazione Renato BardoriniRenato Barborini era un giovane appuntato di 27 anni quando, il 6 febbraio del 1977, insieme al maresciallo Luigi D’Andrea, fermò per un controllo un’auto con tre giovani a bordo. Era un normale controllo, all’uscita del casello autostradale di Dalmine, sulla A4, in provincia di Bergamo; ma su quell’auto c’era Renato Vallanzasca con due dei suoi.

Renato BardoriniAppena fermi i banditi estrassero le armi e aprirono il fuoco sugli agenti della Stradale. Renato e Luigi ebbero la forza di rispondere al fuoco, uccidendo a loro volta uno dei banditi e ferendo il capo della banda, ma fu l’ultima cosa che fecero prima di crollare a terra privi di vita.

Questa mattina la Polizia di Stato ha reso omaggio alla memoria dell’appuntato di pubblica sicurezza Renato Barborini, intitolando a suo nome il nuovo distaccamento di Predazzo (Trento) della Polizia stradale.

Intitolazione Renato BardoriniAlla cerimonia erano presenti i familiari del poliziotto caduto, il questore di Trento Claudio Cracovia, il direttore del Servizio polizia stradale Paolo Maria Pomponio, il dirigente del Compartimento Trentino-Alto Adige Giancarlo Sant’Elia, il commissario del Governo per la provincia di Trento Sandro Lombardi e diverse autorità locali.

Entrambi i caduti sono stati insigniti della Medaglia d’oro al Valore civile, mentre altre strutture della Stradale erano già state intitolate al maresciallo D’Andrea.

A settembre 22 ricercati arrestati dalla Polizia ferroviaria

polferGli agenti della Polizia ferroviaria lavorano ogni giorno per la sicurezza di tutti coloro che utilizzano i treni e transitano nelle stazioni.

Durante i servizi di vigilanza vengono effettuati controlli che spesso danno esito positivo, consentendo di rintracciare persone ricercate perché destinatarie di ordini di esecuzione di condanna oppure di ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Nel mese di settembre le pattuglie della Ferroviaria hanno svolto circa 4mila servizi di vigilanza a bordo di oltre 8mila convogli, con una media di due treni vigilati per ogni turno di servizio.

Questo intenso monitoraggio, al quale si aggiunge quello svolto all’interno delle stazioni, ha portato all’arresto di 22 persone, ricercate per diversi reati, tra i quali furto, rapina a mano armata, possesso ingiustificato di armi, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, spaccio di sostanze stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale, evasione, inottemperanza al divieto di rientro sul territorio italiano.

Milano: rapinatore arrestato in flagranza

Arrestato un rapinatore a Milano mentre si trovava ancora in gioielleria. Ieri pomeriggio un uomo armato di pistola è entrato in una gioielleria del centro città e, sotto la minaccia dell’arma, si faceva consegnare costosi orologi per un valore di 68 mila euro.

pistolaLa Polizia è intervenuta proprio mentre il rapinatore era ancora all’interno dell’orologeria con una pistola semiautomatica con il colpo in canna. L’uomo è stato arrestato per rapina aggravata, porto abusivo e alterazione d’arma.