Progetto Ipa 2017: presentati a Napoli i risultati dell’iniziativa

Si è concluso a Napoli il progetto Ipa 2017 “Countering serious crime in the Western Balkans – Ipa II Balcani, area di equilibrio per le politiche di sicurezza europea. Nuove sfide e cooperazione di polizia”.

Il primo obiettivo del progetto è stato quello di incrementare il livello generale di sicurezza nei Balcani Occidentali e, di conseguenza, anche nell’Unione europea, grazie al contrasto al crimine organizzato e al terrorismo; il secondo, più specifico, è stato aumentare l’efficacia della cooperazione tra le capacità regionali e nazionali nell’affrontare i diversi gruppi criminali esistenti,  compreso il recupero dei proventi illeciti ottenuti attraverso diverse fattispecie di crimini transfrontalieri e la lotta al traffico illegale di migranti.

I risultati delle nazioni aderenti all’iniziativa sono stati illustrati questa mattina nel corso della conferenza che si è svolta nel Teatro di corte del Palazzo Reale.

Ipa 2017Una riflessione tra i ministri dell’Interno, i capi della Polizia dell’area balcanica, la comunità internazionale e la società civile, sulla lotta alla criminalità nella regione balcanica.
Per la delegazione italiana erano presenti il vice ministro dell’Interno, Vito Claudio Crimi e il capo della Polizia Franco Gabrielli.

Il Progetto, sviluppato in collaborazione con Giz (società tedesca per la cooperazione internazionale), è iniziato il primo gennaio 2018 e terminerà il 31 marzo 2020.

I destinatari principali dell’iniziativa sono stati gli uffici della pubblica accusa (per il crimine organizzato), la polizia (dipartimenti per la lotta contro le forme gravi di criminalità e il crimine organizzato e la cooperazione internazionale di polizia), la polizia di frontiera, i ministeri della Giustizia (dipartimenti per la giustizia internazionale cooperazione), i ministeri dell’Interno e altre Forze dell’ordine competenti nei Paesi beneficiari.

I beneficiari finali sono stati invece i cittadini e la società civile dei Paesi limitrofi e dell’Ue, le Forze dell’ordine dei Paesi dei Balcani occidentali e i cittadini dell’intera area che potranno godere di un ambiente più sicuro e maggiormente governato.

Progetto Ipa 2017“Mi piace sottolineare – ha detto il prefetto Gabrielli nel suo intervento – come il modello di cooperazione dell’Italia sia un modello apprezzato, con un rapporto con i nostri partner da pari, una modalità con la quale credo si possa costruire un percorso caratterizzato dalla fiducia. Su questi temi – ha aggiunto il capo della Polizia – abbiamo l’umiltà e la consapevolezza di non essere più bravi degli altri per una presunta superiorità, ma perché alcuni fenomeni li abbiamo conosciuti, combattuti e li stiamo combattendo, abbiamo una legislazione che si è formata nel tempo, strutture di polizia che si sono affinate nel contrasto, e quindi, in questo senso, siamo portatori di un sapere e di un’esperienza che vogliamo condividere. Vorrei che i nostri concittadini italiani ed europei – ha concluso Gabrielli – comprendessero il messaggio che favorire la crescita degli standard di sicurezza dei Paesi che si affacciano e rivendicano la possibilità di far parte dell’Unione, è una forma di investimento, perché rafforzare la loro sicurezza significa rafforzare la nostra sicurezza”.

A conclusione dei lavori, moderari dal giornalista Lirio Abbate, è stato comunicato l’impegno del Dipartimento della pubblica sicurezza, unitamente all’agenzia tedesca Giz e al Cilc (Center for international legal cooperation), di continuare con il prossimo esercizio Ipa 2019 il Progetto con i sei Paesi dei Balcani Occidentali. Al termine della conferenza sono stati consegnati alcuni premi realizzati per l’occasione dall’artista partenopeo Lello Esposito, nei confronti di persone che, in Italia e nell’intera area balcanica, si sono particolarmente distinti per lo specifico impegno profuso nella lotta alla criminalità. Per la Polizia di Stato, i premi sono stati consegnati ai familiari degli agenti della questura di Trieste, Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, uccisi in servizio nell’ottobre 2019, e a Nicola Barbato, ferito a Napoli nel settembre 2015, durante un conflitto a fuoco con esponenti della Camorra.

A margine della conferenza si sono svolti una serie di incontri bilaterali tra i rappresentanti dei Paesi partecipanti al Progetto per mettere a punto le future strategie di collaborazione nella lotta al crimine organizzato nei Balcani Occidentali (Foto).

Progetto I-Can contro la ‘Ndrangheta nel mondo

La ’Ndrangheta è una minaccia mondiale, e per contrastarla serve un approccio globale. Con questo obiettivo è stato ideato il progetto I-Can (Interpol cooperation against ‘Ndrangheta), presentato oggi a Reggio Calabria e finanziato dal Dipartimento della pubblica sicurezza italiano.

All’evento, ospitato nei locali della Prefettura, hanno partecipato il segretario generale di Interpol, Jurgen Stock, e il prefetto Vittorio Rizzi, vice direttore generale della pubblica sicurezza e promotore del progetto.

Si tratta dell’organizzazione criminale più estesa, ramificata e potente al mondo: nasce in Calabria ed è presente in 32 Paesi di quattro continenti (Europa, Africa, America e Oceania), è attiva in 17 Stati europei, e costituisce il principale broker del mercato mondiale degli stupefacenti; una struttura criminale che conserva memoria dei suoi riti arcaici ma è al passo con la digitalizzazione e i nuovi sistemi di trasferimento del denaro, come i bitcoin.

Progetto I-CanObiettivi del Progetto
Il Progetto I-Can vuole anzitutto illustrare alle Forze di polizia straniere quale sia la struttura e come opera la ’Ndrangheta, caratterizzata da un’organizzazione unitaria, con vincoli di sangue fortissimi e verticistica; collaborare alla cattura dei latitanti e all’aggressione dei patrimoni illeciti; studiare i dati freddi, relativi ad indagini chiuse, per lo sviluppo di un software di analisi predittiva e di business intelligence per imparare a riconoscere i segni premonitori e anticipare i rischi legati alla minaccia.

“L’Italia sostiene economicamente questo progetto – ha detto il prefetto Rizzi nel suo intervento – il ministro dell’Interno e il capo della Polizia hanno voluto investire per contrastare una minaccia di tipo mafioso che in questo momento rappresenta una minaccia globale. Se c’è una minaccia globale dev’esserci un attacco globale alla ‘Ndrangheta. Questo è un progetto delle Forze di polizia, con il sostegno della magistratura, perché la squadra Stato, anche nel contrastare le minacce dall’estero, è una squadra unica”.

La struttura della ’Ndrangheta
La ’Ndrina è alla base della piramide e si identifica con una famiglia (o con più famiglie legate da rapporti di parentela) di origini calabresi. Più ’Ndrine formano il Locale di ’Ndrangheta, struttura intermedia che rappresenta una base operativa stabile.

In Calabria opera un’ulteriore struttura, il Mandamento (ionico, tirrenico e di Reggio Calabria città), costituito dall’unione dei locali in assoluto più forti.
Struttura superiore di riferimento per tutti i locali è il Crimine, organismo formato dai capi dei locali e dei tre mandamenti, che decide le strategie complessive dell’intera organizzazione criminale nel mondo.

Al vertice della piramide c’è la Santa: componente segreta e riservata della ’Ndrangheta, i cui componenti non sono noti nemmeno ai boss.

La penetrazione delle cosche di ’Ndrangheta è particolarmente insidiosa, una colonizzazione che replica all’estero il proprio modulo strutturale, grazie alla rete compatta consolidata delle comunità di immigrati calabresi ben integrate e presenti in tutto il mondo.

Progetto I-CanLa strategia dell’organizzazione
Questa organizzazione criminale predilige l’infiltrazione silente nel tessuto economico sociale e imprenditoriale, che destabilizza l’economia e altera la libera concorrenza dei mercati legali, andando allo stesso tempo ad inquinare il settore pubblico ed istituzionale. Il suo grande potere finanziario è costruito principalmente sul traffico di droga, sul forte potere corruttivo e sulla costante distrazione di fondi pubblici operata attraverso le truffe e gli appalti truccati.

Tutti i profitti vengono reinvestiti utilizzando sofisticate tecniche di riciclaggio, e questo enorme flusso di denaro ha l’effetto di inquinare, corrompere e strozzare l’economia perché altera i meccanismi della concorrenza e determina l’estromissione dal mercato degli imprenditori onesti.

Il controllo degli appalti pubblici non si realizza con l’uso della violenza o di un’esplicita attività intimidatoria ma attraverso la costituzione di imprese che utilizzano i metodi della collusione e della corruzione.

La ’Ndrangheta è riuscita ad acquisire il controllo in società operanti nel modo dell’edilizia, della ristorazione, dell’import-export, dei trasporti, dei giochi e delle scommesse, della raccolta e smaltimento dei rifiuti.

La modernità di questa struttura criminale si evidenzia anche nell’utilizzo dei social e dagli spazi offerti dal Web, deep e dark, come piattaforme per realizzare commerci illeciti.

Brescia: arrestato in Portogallo latitante anarco-insurrezionalista

Una delle maggiori figure di riferimento del mondo dell’anarco insurrezionalismo è stato arrestato in Portogallo nell’ambito di un’operazione condotta dagli uomini della Digos di Brescia e della Direzione centrale della Polizia di prevenzione-Servizio per il contrasto all’estremismo ed al terrorismo interno, dalla Polizia civile lusitana e dal Cuerpo Nationale de Policia spagnolo.

Sono stati i poliziotti italiani ad individuare il paesino portoghese al confine con la Spagna dove Gabriel Pombo Da Silva di nazionalità spagnola, si era rifugiato: deve scontare 16 anni di reclusione per gravi reati commessi nel suo Paese di origine.

Già delinquente comune incline alla violenza e all’uso delle armi, è diventato nel tempo un punto di rifermento del movimento anarco-insurrezionalista internazionale grazie ad un intenso percorso criminale sviluppato non solo in Spagna e in Italia, ma anche in altri Paesi europei.

I lunghi periodi di detenzione e la diffusione di numerosi documenti di natura apologetica, attraverso internet, lo hanno reso noto proclamandolo figura carismatica e leader ideologico.

A insospettire gli investigatori l’improvvisa scelta di clandestinità dell’uomo, che, pur senza essere ancora colpito da provvedimenti di cattura, si era reso irreperibile dal 20 gennaio 2019 insieme alla compagna italiana.

A seguito dell’anomala decisione del militante anarchico, sono state implementate le attività investigative che già erano in atto da parte della Digos di Brescia e della direzione centrale della Polizia di prevenzione.

La volontà di sottrarsi ad un eventuale arresto era stata espressa dall’uomo con due documenti diffusi durante la clandestinità su siti d’area libertaria e spazi web dedicati.

Dopo un’attività d’indagine nei confronti dei familiari della compagna e di altri estremisti ritenuti vicini all’uomo, anche al fine di prevenire eventuali azioni criminali nel nostro Paese, e a seguito, la scorsa estate dell’emissione del mandato di arresto europeo da parte dell’Autorità spagnola, l’uomo è stato individuato.

I poliziotti italiani sono riusciti a fornire agli organi di polizia iberici concreti e decisivi elementi per la localizzazione del latitante nella cittadina portoghese di Moncao.

Ragusa: arrestate due maestre per maltrattamenti

asiloMaltrattavano i bambini a loro affidati. Due maestre di una scuola materna di Vittoria (Ragusa) sono state poste agli arresti domiciliari a conclusione delle indagini svolte dalla Squadra mobile.

L’attività investigativa, iniziata a seguito di una segnalazione, ha permesso di verificare sin da subito, anche attraverso la video registrazione, le gratuite ed inaudite violenze fisiche e verbali ai danni dei bambini: quotidianamente e senza alcun motivo le maestre insultavano, umiliavano, spintonavano, strattonavano e percuotevano le povere vittime indifese.

Premier League di Karate: argento per Bottaro, Maresca, Pezzetti e Casale

Luca MarescaNella tappa francese della Karate1 Premier League gli azzurri delle Fiamme oro hanno conquistato punti utili al ranking olimpico, grazie ai quattro portacolori cremisi che sui tatami dello stadio Pierre de Coubertin di Parigi sono riusciti a salire sul secondo gradino del podio.

Viviana BottaroDopo la vittoria ottenuta a Santiago Del Cile, Viviana Bottaro si è messa al collo la medaglia d’argento del kata femminile individuale, al termine di una gara di altissimo livello conclusa in finale contro la spagnola Sandra Sanchez. Con questi ulteriori punti al suo attivo Viviana ha ormai quasi la sicurezza della qualificazione ai giochi olimpici di Tokyo 2020.

Michela Pezzetti e Carola CasaleAnche Luca Maresca è tornato sul podio grazie all’ottima gara disputata a Parigi nella categoria 67 chili di kumite; purtroppo Luca non è riuscito a superare l’ultimo ostacolo che lo separava dalla vittoria, il beniamino di casa Steven Dacosta, cogliendo comunque un ottimo risultato internazionale.

Infine Michela Pezzetti e Carola Casale, insieme all’azzurra Terryana D’Onofrio, sono arrivate in finale nel torneo riservato alle squadre di kata femminile, ma anche loro non sono riuscite a superare la Spagna, concludendo così la gara con la medaglia d’argento al collo.