Produzione segni e simboli della Polizia: assegnate le prime licenze

Il dipartimento della Pubblica Sicurezza ha di recente sottoscritto i primi contratti per la concessione in uso temporaneo a terzi delle denominazioni, degli stemmi, degli emblemi e degli altri segni distintivi in uso esclusivo alla Polizia di Stato, individuati dal D.M. n.215 del 19/9/2017.

Ad oggi sono risultate licenziatarie, per la classe merceologica giocattoli, l’azienda RELTOYS S.R.L., per la classe vestiario, le società PAVIS S.n.C., PATERNESI S.a.S., EUMAR s.n.c. e BRANCALEONI s.n.c.

Sono in corso di definizione i contratti con altre aziende in altri settori merceologici.

Dall’entrata in vigore del suddetto D.M. non è più possibile produrre e commercializzare, senza licenza, prodotti appartenenti alle varie categorie merceologiche, individuate secondo la Classificazione internazionale dei prodotti e dei servizi ai fini della registrazione dei marchi italiani (comunemente denominata “Classificazione di Nizza”), recanti i segni distintivi in uso esclusivo alla Polizia di Stato, pena le conseguenti sanzioni civili e penali (art. 1, commi 195 e 198 della legge n. 190 del 2014).

A tal proposito l’Amministrazione avvierà verifiche dirette al possesso della prescritta autorizzazione alla produzione, commercializzazione e distribuzione, la cui violazione può comportare l’irrogazione di una multa da euro 1.000,00 a euro 5.000,00.

Pordenone: baby gang in azione al luna park

È finita la sequenza di reati commessi da un gruppo di adolescenti nel centro di Pordenone nel periodo compreso tra febbraio e maggio scorsi. La Squadra mobile della città ha infatti identificato il capo della baby gang e il suo fedele gregario.

Quindici anni il primo e sedici il secondo, sono stati alla fine denunciati. Per il primo, vista la gravità dei comportamenti criminali, il magistrato ha ritenuto necessario prevedere il collocamento in comunità. Il sedicenne è invece indagato in stato di libertà. Le indagini stanno continuando per identificare gli altri due componenti della banda.

Nel frattempo gli investigatori sono riusciti a dimostrare il coinvolgimento della banda in due tentate rapine e in una truffa; accertato anche lo spaccio di stupefacenti nei confronti di coetanei e un’appropriazione indebita di una collana in oro.

I reati sono stati compiuti in danno di coetanei dei giovani e di un disabile sessantenne.

Bologna: dall’Albania quintali di hashish e marijuana, 18 arresti

Sono 18 gli arresti effettuati questa mattina dalla Squadra mobile di Bologna per traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

La banda di italo-albanesi era in grado di rifornirsi di hashish e marijuana direttamente dall’Albania.

I trafficanti gestivano il traffico direttamente dalle coste albanesi: grazie alla collaborazione di due pregiudicati di Brindisi che assicuravano il reperimento di motoscafi veloci e piloti esperti che fossero in grado di trasportare lungo la rotta adriatica ingenti quantitativi di droga, gli arrestati assicuravano un rifornimento costante alla piazza bolognese. Anche il primo stoccaggio della droga veniva assicurato dai complici pugliesi. Poi, attraverso diversi sistemi la droga arrivava a Bologna; in alcuni casi tali partite di stupefacenti servivano anche ad approvvigionare gli spacciatori delle vicine Toscana e Umbria.

I corrieri venivano ricompensati con denaro o corrispondenti quantità di droga da spacciare, in proporzione ai quantitativi di stupefacenti trasportati.

Gli acquirenti sulla “piazza” di Bologna, albanesi e centroafricani, a loro volta spacciatori, acquistavano notevoli quantità di droga destinata allo spaccio al minuto.

Il sistema collaudato consentiva l’acquisto in Albania di quantità notevoli a prezzi ovviamente ridotti; un chilo di marijuana poteva costare all’ingrosso 800-1.000 euro al chilo e poteva esser riveduta a 2.000- 2.500 euro.

Nell’indagine sono state anche denunciate 9 persone.

L’operazione conclusiva si è avvalsa della collaborazione delle Squadre mobili di Reggio Emilia, Ferrara, Arezzo, Brindisi, Cremona, Foggia, Perugia, Monza-Brianza e Siena.

Boris Giuliano: il ricordo a 40 anni dal suo assassinio

Cerimonia a Palermo e ad Enna per il 40° anniversario della morte di Boris Giuliano il poliziotto che adottò nuove strategie investigative per combattere la mafia. Fu assassinato il 21 luglio del 1979 con sette colpi di pistola alle spalle sparati da Leoluca Bagarella, a Palermo.

Poliziotto perspicace e innovativo, Giuliano a quei tempi era il dirigente della Squadra mobile di Palermo e intuì fin da subito la dimensione internazionale della mafia e fu tra i primi a credere nella cooperazione internazionale di polizia.
Chi lo ha conosciuto lo ricorda come un uomo simpatico, gentile ma intransigente allo stesso tempo; un investigatore senza pari, che era riuscito a ricostruire i traffici mafiosi di quegli anni.

Le cerimonie per il 40° anniversario sono iniziate ieri a Palermo dove è stata deposta una corona d’alloro nel luogo dove fu trucidato. La cerimonia si è svolta alla presenza del figlio Alessandro, attuale questore di Napoli e del questore di Palermo, Renato Cortese.

Il comune di Piazza Armerina (Enna), luogo di nascita del funzionario, per l’occasione gli ha intitolando l’Aula consiliare con una cerimonia avvenuta ieri pomeriggio.
Alla cerimonia hanno preso parte la vedova, i tre figli e i nipoti, con le rispettive famiglie, il presidente della Regione Siciliana, il vice presidente della commissione Antimafia, il Prefetto di Enna, il Vicario Foraneo della Diocesi di Piazza Armerina, autorità civili, militari e religiose.

La questura di Enna, inoltre, con la collaborazione di Poste italiane, ha fatto sì che venisse emesso uno speciale annullo filatelico per fermare nel tempo la storia, la testimonianza e il ricordo di un uomo dello Stato che si è speso durante tutta la sua esistenza per il bene comune, per una società migliore e per un ideale di giustizia portato fino all’estremo sacrificio.

Per l’occasione la questura di Enna ha distribuito anche una brochure che riporta brevi note biografiche di Boris Giuliano e alcune dirette testimonianze che fanno emergere il tratto umano dell’uomo, il valore aggiunto e la sua non comune capacità di analisi.

Medaglia d’oro al valor Civile, con decreto del capo della Polizia del 2006, che ne ha tratteggiato il coraggio e la dedizione ai più alti ideali di giustizia.

È ricordato con un busto anche al centro F.B.I. di Quantico (Usa).

Olivia Petillo

50 dall’allunaggio: la polizia ricorda il “volo nello spazio”

Cinquant’anni fa l’astronauta Neil Armstrong fu il primo uomo a mettere piede sulla Luna. Fu un traguardo epocale, che ha segnato per sempre la storia dell’umanità e della scienza.

Vogliamo omaggiare questo evento storico ricordando quando nel 2006 anche la Polizia di Stato “ha raggiunto” lo spazio grazie all’astronauta americano Piers Sellers scomparso nel dicembre 2016 a causa di una grave malattia e a cui rivolgiamo un pensiero affettuoso.

La storia è curiosa: alcuni poliziotti del Reparto mobile di Roma, durante un servizio di ordine pubblico, nel settembre 2005, incontrarono l’astronauta della Nasa in visita nella Capitale. Chiacchierando con lui gli chiesero, un po’ per gioco e un po’ per attaccamento all’Istituzione, di portare nello spazio l’insegna che avevano sulla giacca, consegnandogliene una.

Sellers, colpito soprattutto dalla cordialità e dalla professionalità dei poliziotti, decise di mantenere la promessa portando con sé la targhetta, cremisi con la scritta color oro, dei nostri agenti nella missione STS-121 partita da Cape Canaveral in Florida e rimasta in orbita per 12 giorni, 18 ore e 38 minuti.

“Quello che mi ha convinto a portarla con me nello spazio è stato il modo in cui mi è stato chiesto e il fatto che il ragazzo che me l’ha data non la rivolesse indietro” raccontò Sellers. “Al ragazzo ho anche chiesto il nome ma lui mi ha risposto: non voglio che la porti a nome mio ma a nome di tutti i miei colleghi e della Polizia di Stato’. Questo mi ha convinto della sincerità della richiesta”.

Nel 2007 Sellers venne ricevuto dall’allora capo della Polizia Antonio Manganelli che sugellò, simbolicamente, il ritorno “a casa” della targa, in un incontro che vide protagonisti i tre poliziotti e un altro grande astronauta, l’italiano Paolo Nespoli, amico di Sellers, che si dichiarò piacevolmente sorpreso dell’iniziativa poiché, disse, “non è facile portare oggetti nello spazio. Abbiamo un numero davvero limitato di cose da portare e lui ha scelto di rinunciare a qualcosa per questo distintivo”.