Palermo: bloccata IPTV pirata con palinsesto di Sky

Aveva creato un’infrastruttura informatica in grado di replicare abusivamente l´intero palinsesto Sky sulla IPTV pirata “ZSAT”.

La Polizia di Stato a Palermo, attraverso un´indagine ad elevato contenuto tecnologico, ha individuato l’autore della messa in commercio e riproduzione illecita del segnale della pay-tv attraverso il web e in grado di generare un giro elevato di profitti illeciti.

Si tratta di un 35enne palermitano che nella sua abitazione, la Polizia postale ha trovato la “Sorgente” dell´IPTV pirata ZSAT, composta da 57 decoder di Sky Italia, collegati ad apparati per la ritrasmissione sulla rete internet, per un giro di clienti finali stimato in circa 11.000 persone in tutta Italia.

Nell’appartamento dell’uomo i poliziotti hanno rinvenuto e sequestrato, nascosti negli scarichi dei bagni e nella spazzatura, anche 186.900 euro in contanti ed una macchina professionale conta-banconote, lingotti d´oro, e due “wallet” hardware (portafogli virtuali) contenenti cryptomoneta in diverse valute di elevato valore.

L´uomo è al momento indagato per aver violato la legge sul diritto d´autore.

Cosa sono le IPTV

Tecnicamente, le IPTV pirata rendono possibile la visione, attraverso internet, dei canali delle pay-tv normalmente trasmessi via satellite, attraverso la stipula di abbonamenti illeciti i quali, a fronte di costi irrisori per il cliente finale e dietro l´istallazione di un semplice dispositivo domestico (il c.d. “Pezzotto”), offrono la possibilità di accedere all´intero palinsesto, nazionale ed internazionale, delle più note emittenti satellitari a pagamento.

Per rendere possibile la trasmissione, organizzazioni criminali ben strutturate pongono in essere una complessa infrastruttura tecnologica, basata sull´acquisto di abbonamenti genuini (le c.d. “Sorgenti”), da cui, attraverso un intricato sistema di decoder/encoder, il segnale viene trasformato in segnale-dati, scambiabile via internet. A questo punto, attraverso il ricorso a servizi tecnologici disponibili in commercio sul web, il segnale informatico viene assemblato in pacchetti, ed offerto al pubblico attraverso un sistema di “rivenditori” che giunge fino al cliente finale.

Un fenomeno capace di generare un business milionario, si stima che fino allo scorso anno i profitti illeciti ammontassero ad oltre 700 milioni di euro all´anno, che da un lato si traduce in mancati incassi per gli operatori e dall´altro costituisce una fonte di approvvigionamento per pericolosi settori criminali, che in alcuni casi risultano legati alla criminalità organizzata, nostrana ed internazionale. 

Ore 16,58 19 luglio 1992

Ci guardano da 27 anni dalle 16,58 del 19 luglio 1992, precisamente.

Ci guardano attraverso delle fototessere perché i loro occhi si sono spenti per sempre quel giorno, polverizzati da 90 chili di plastico mafioso. Sono “i ragazzi della scorta” di Paolo Borsellino morti a via D’Amelio.

In tutti gli uffici di polizia italiani, a qualunque latitudine, dall’ufficio prestigioso a quello più isolato, in qualche stanza o corridoio, esiste un quadretto appeso con questi cinque volti.

Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina e Eddie Walter Cosina sono diventate le nostre icone civili della legalità. Ci osservano con i loro occhi e ci raccontano la loro esistenza di persone comuni, figli del popolo, si sarebbe detto un tempo.

C’è lo sguardo severo di Agostino il più anziano della squadra, caposcorta per caso, quel giorno, perché “copriva” il turno di un altro collega; a 44 anni aveva perso la moglie tre anni prima per un tumore e tirava su due figli con grande impegno e dedizione.

C’è lo sguardo sorridente, aperto alla vita e pieno di fiducia della 25enne Emanuela; scortava il giudice da soli due giorni; temeva quell’incarico ma con un coraggio rispondeva a tutti “È il mio lavoro, non posso tirarmi indietro”.

Poi ci sono gli occhi di Eddie Walter che nascondono l’impaccio della posa per la foto “in borghese” così in contrasto con il suo carattere ironico e divertente da triestino doc; lui il giudice lo scortava da 15 giorni aggregato da Trieste perché gli “obiettivi sensibili” nella Palermo del dopo Capaci si erano moltiplicati.

E ancora lo sguardo di Vincenzo il più giovane, 22 anni, quasi rassegnato all’incombenza dello scatto da “tesserino”; dietro quegli occhi, un ragazzo innamorato del proprio lavoro come solo a quell’età si può: da pochi mesi al reparto scorte, dopo Capaci, aveva chiesto lui di essere assegnato alla tutela del nemico numero 1 di Cosa Nostra.

Infine Claudio con quegli occhi scuri come l’inchiostro ci chiede perché è morto a 27 anni, perché suo figlio è rimasto orfano a soli 11 mesi.

Questi sguardi dovevano rappresentare la salvezza di Paolo Borsellino; schierati a ventaglio, spalle al magistrato, scrutando un nemico invisibile, si sono opposti all’esplosivo con i loro corpi, l’unica cosa che potevano fare.

Le celebrazioni

Per non dimenticare, stamattina il capo della Polizia Franco Gabrielli ha partecipato, a Palermo, ad una cerimonia all’interno del chiostro della questura. Erano presenti il questore Renato Cortese, le massime autorità sulla lotta alla criminalità organizzata ed alcuni personaggi del mondo dello spettacolo, tra cui Gigi D’Alessio. Il dibattito è stato incentrato sul contrasto al fenomeno mafioso, in particolare alla sensibilizzazione delle nuove generazioni al rispetto delle regole e della legalità.

“Il 23 maggio e il 19 luglio sono date che sono entrate nella coscienza del nostro Paese e appartengono al pantheon della memoria” – ha detto il capo della Polizia durante il suo intervento che ha concluso la cerimonia – “Ma c’è il rischio che queste date rimangano solo occasioni celebrative, una sorta di incontro tra reduci”. Ecco perché “È importante combattere la mafia non solo con azioni repressive o di contrasto” ha continuato il Prefetto ringraziando i poliziotti di Palermo per la recente operazione della Squadra mobile nei confronti degli “Scappati” a New York, “Ma è importante insegnare ai giovani il nostro esserci e il nostro combattere”.

A seguire, nel pomeriggio, ha avuto luogo la cerimonia commemorativa, con deposizione di corona di alloro in ricordo dei Caduti, presso l’Ufficio scorte della questura e successivamente è stata celebrata una Santa Messa in suffragio delle vittime, officiata da Don Cosimo Scordato presso la chiesa San Francesco Saverio del quartiere Albergheria di Palermo.

Canadian ‘Ndrangheta connection, 12 arresti nella ‘Ndrina dei Muià

Si chiama “Canadian Ndrangheta connection” l’operazione che si è conclusa stamattina nella provincia di Reggio Calabria e in altre regioni e che ha portato all’arresto di 12 affiliati della ‘Ndrina Muja, espressione del potente clan dei Commisso che opera a Siderno (Reggio Calabria) e in Canada, dove è nota come Siderno Group of Crime.

Per i fermati, le accuse sono a vario titolo di associazione mafiosa transnazionale ed armata, porto e detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, esercizio abusivo del credito, usura e favoreggiamento personale.

L’indagine è stata condotta dagli agenti del Squadra mobile di Reggio Calabria e dal Servizio centrale operativo, in collaborazione con le autorità canadesi, ed è partita lo scorso anno. Attraverso mirati servizi di osservazione effettuati da investigatori canadesi e italiani nello Stato del nord America e attraverso scambi di informazioni, i poliziotti sono riusciti a ricostruire gli assetti e l’organigramma delle famiglie della ‘Ndrangheta della zona jonica reggina fino a documentare l’esistenza di un organismo stabile in Canada capace non solo di gestire affari e dinamiche criminali oltreoceano, ma anche di decidere gli affari in Calabria.

Camilleri ci ha lasciato, scompare il “padre” del Commissario Montalbano

Ci ha lasciato questa mattina Andrea Camilleri uno tra i più grandi scrittori contemporanei.

I caratteri e la complessa umanità dei poliziotti sono stati rivelati dal Maestro nei suoi romanzi che hanno tenuto migliaia di lettori, anche poliziotti, incollati per ore sui suoi libri e sugli schermi.

Proprio questa è la sua grandezza: è riuscito ad appassionare, con le avventure del Commissario Montalbano, anche chi quelle avventure le vive narrando con autenticità la nostra professione.

Nel Commissario Montalbano siamo poliziotti “Umani in mezzo agli umani che intercettano sofferenze e debolezze”, come ha detto il capo della Polizia incontrando recentemente lo scrittore.

Camilleri non era solo uno scrittore di polizieschi ma anche di saggi e romanzi; è stato un intellettuale a tutto tondo: registra, sceneggiatore televisivo e attore.

Il suo impegno sociale e le sue battaglie civili hanno sempre stimolato il dibattito politico e sui mass media.

Grazie ai suoi romanzi tradotti in tantissime lingue la Polizia di Stato italiana ha varcato i confini nazionali ed è conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo.

Land Rover consegna 30 Discovery alla Polizia di Stato

Trenta nuove Land Rover Discovery, allestite per l’ordine pubblico, sono state consegnate stamattina alla Polizia di Stato con una cerimonia che si è tenuta a Roma, al Museo delle auto della Polizia.

Erano presenti, tra gli altri, Clara Vaccaro, direttore centrale per i Servizi tecnico logistici e della gestione patrimoniale e di Daniele Maver, presidente Jaguar Land Rover Italia, che, prima della cerimonia, ha incontrato il capo della Polizia Franco Gabrielli.

Le autovetture, il cui modello compie 30 anni proprio quest’anno, si aggiungono alle altre vetture già in utilizzo ai Reparti mobili di tutto il territorio nazionale.

Proprio quasi trenta anni fa è iniziato il rapporto tra Land Rover e Polizia di Stato grazie alla prima storica fornitura di 90 Defender.

Diversi anni dopo, nel 2006 il parco auto della Polizia si è arricchito di un pezzo unico: una Land Rover Defender, in versione speciale, scoperta, senza tetto, con i colori d’istituto, destinata al trasferimento del tricolore per la Festa della Repubblica.

Per ripercorrere lo storico sodalizio, nell’area antistante il Museo delle Auto della Polizia, sono stati esposti alcuni tra i più rappresentativi e vissuti modelli Land Rover utilizzati dalla Polizia di Stato.

La fornitura delle prime Discovery Serie 1 risale precisamente al 1997 e, da quel momento, è sempre proseguita per arrivare oggi al numero totale di 1027 di cui circa il 60 per cento è ancora in servizio.

Dal 2015 anche le Discovery Sport sono entrate a far parte dei mezzi della Polizia.

Le Discovery e gli altri fuoristrada Land Rover sono stati utili ai poliziotti in contesti difficili come il terremoto di Amatrice, la città devastata in provincia di Rieti, circondata da altre località inaccessibili che, a causa dei detriti e delle rovine, non sarebbe stato possibile raggiungere con mezzi normali.