Poteva essere l’ennesimo femminicidio se la volante 8 della questura di Roma non fosse intervenuta in pochissimi minuti. Attimi di paura nel quartiere di Tor Bella Monaca ieri all’ora di pranzo quando un uomo di 60 anni, già conosciuto alle forze dell’ordine per diversi precedenti penali, e sotto i fumi dell’alcol ha appiccato il fuoco alla tabaccheria della moglie dalla quale si stava separando.
La donna all’interno del locale ha approfittato di un attimo di distrazione del marito violento ed è riuscita a chiedere aiuto alla Polizia.
L’uomo come ha sentito l’arrivo della volante ha tentato di fuggire con la sua auto speronando però quella dei poliziotti; a questo punto il 60enne è sceso e si è scagliato contro gli agenti ferendone gravemente uno al torace con un coltello.
L’agente colpito è stato immediatamente trasportato da un’altra volante presso l’ospedale più vicino e poi al Policlinico Umberto I dove è stato operato ed è attualmente in terapia intensiva, ma fortunatamente non è in pericolo di vita.
Il giovane poliziotto di 32 anni prima di perdere i sensi ha raccontato l’accaduto descrivendo la scelta di non estrarre la pistola per fermare l’aggressore perché sarebbe stato troppo pericoloso per il collega che nel frattempo tentava di fermare l’uomo e si era posto in traiettoria.
Sono 40 gli indagati nell’indagine “Università bandita” condotta dalla Digos di Catania e che ha accertato come almeno 27 concorsi per professori e ricercatori universitari siano stati truccati.
Al vertice dell’associazione criminale il rettore dell’università di Catania ed il suo predecessore. Tanti i reati accertati dalle indagini partire nel 2016: corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, abuso d’ufficio e truffa aggravata.
Il sistema delinquenziale non era ristretto all’Università etnea ma si estende ad altri Atenei italiani, i cui docenti, nel momento in cui venivano selezionati per fare parte delle commissioni esaminatrici, si sono sempre preoccupati di “non interferire” sulla scelta del futuro vincitore compiuta preventivamente, favorendo il candidato interno.
Esisteva all’interno dell’Ateneo un “codice di comportamento“ secondo il quale gli esiti dei concorsi dovevano essere predeterminati dai docenti interessati, nessuno spazio doveva essere lasciato a selezioni meritocratiche e nessun ricorso amministrativo poteva essere presentato contro le decisioni degli organi statutari.
Le regole del codice avevano un preciso apparato sanzionatorio: le violazioni erano punite con ritardi nella progressione in carriera o esclusioni da ogni valutazione oggettiva del proprio curriculum scientifico.
La piena consapevolezza di commettere gravi reati è emersa nelle intercettazioni nelle quali i componenti dell’associazione si raccomandavano di non parlare al telefono e di procedere a bonifiche negli uffici per verificare l’esistenza di microspie ambientali.
Oggi tutti i riflettori sono puntati su Genova e quel che rimane del Ponte Morandi perché dalle 9 sono iniziate le procedure per l’abbattimento dei piloni del Ponte rimasti in piedi; simboli della tragedia del 14 agosto scorso.
L’evento interessa da vicino la Polizia di Stato che ha la responsabilità dei servizi di ordine e sicurezza pubblica.
Dovranno essere garantiti l’allontanamento e poi il ritorno delle persone residenti nell’area interessata alla demolizione, oltre alla vigilanza della zona per evitare intrusioni o furti.
Sono infatti oltre 3 mila i residenti che, suddivisi per nuclei familiari e appartenenti a fasce d’età sensibili, dovranno abbandonare l’area dalle ore 7 di venerdì 28 giugno alle ore 22 della medesima giornata e comunque sino a cessate esigenze.
L’area di sicurezza entro la quale è vietata la presenza di persone non autorizzate è ricompresa in un raggio di circa 300 metri dal luogo dell’esplosione.
La previsione di una massiccia presenza tra curiosi, autorità, giornalisti, anche internazionali, e degli stessi genovesi che vivranno con apprensione l’ultimo atto di una tragedia prima della ricostruzione, avrà come conseguenza un rafforzamento dei controlli sulle strade, nelle stazioni ferroviarie e nelle zone limitrofe a quella dell’abbattimento.
Infatti gli uomini della Stradale, della Ferroviaria, dei cinofili, del Reparto mobile e del Reparto prevenzione crimine rafforzeranno i servizi ordinari per assicurare, in un giorno così particolare, il regolare svolgimento della vita dei cittadini.
Circolazione
Dall’1 alle 24 del 28 giugno saranno interrotte le due linee ferroviarie che collegano Genova Sampierdarena con Genova Rivarolo (cd. linea Sommergibile) e Genova Borzoli (cd. linea dei Bastioni) e saranno predisposte ulteriori numerose pattuglie dedicate da parte della Polizia ferroviaria al fine di presidiare le aree ricomprese tra le stazioni di Genova Sampierdarena e Genova Rivarolo e la zona interessata dalla demolizione. Inoltre sarà interrotto il traffico merci da e per il porto di Genova.
Sarà interdetto al traffico il tratto compreso tra l’allacciamento autostradale A12 e il casello Genova Ovest e tutti i mezzi pesanti verranno indirizzati verso aree di stoccaggio.
Sarà anche vietata la circolazione, sulle autostrade e sulle strade extraurbane della provincia di Genova, ai veicoli adibiti al trasporto merci con massa complessiva superiore a 7,5 tonnellate, anche se scarichi, dalle ore 7 alle ore 22 del 28 giugno.
La Polizia di frontiera garantirà la regolare movimentazione di persone e veicoli correlati agli imbarchi e agli sbarchi delle linee nazionali ed extra Schengen, potenziando le pattuglie ordinarie.
Operazione della Polizia contro i fiancheggiatori del latitante Matteo Messina Denaro.
Questa mattina 130 uomini del Servizio centrale operativo di Roma, delle Squadre mobili di Palermo e di Trapani e del Reparto prevenzione crimine di Palermo, con il supporto di un elicottero del Reparto Volo di Palermo, hanno perquisito edifici e abitazioni di persone legate al boss latitante. Sono state impegnate anche diverse unità cinofile antiesplosivo e antidroga.
Castelvetrano, Mazara del Vallo, Partanna, e Campobello di Mazara, sono state al centro dell’attività d’indagine che ha interessato 19 persone sospettate di agevolare la latitanza del capomafia della provincia di Trapani.
Si tratta di pregiudicati che, nel corso degli anni, sono stati arrestati per associazione mafiosa o che hanno avuto collegamenti e frequentazioni con appartenenti a “Cosa Nostra”. Fra loro ci sono anche alcune persone che, storicamente, sono state in stretti rapporti con il latitante Matteo Messina Denaro.
A gennaio e a giugno dell’anno scorso, altri trentacinque mafiosi erano stati iscritti nel registro degli indagati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo quali fiancheggiatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro ed erano stati sottoposti a perquisizione dagli investigatori della Polizia di Stato.
Il furto di nove grammi di cocaina e 100 di hashish scatenò la spedizione punitiva nei confronti di un 39enne tossicodipendente, che fu selvaggiamente picchiato e gravemente ferito a colpi di sciabola; la vittima fu lasciata in fin di vita nelle braccia della fidanzata, all’interno della propria abitazione, nel quartiere Poggiofranco di Bari.
Per quell’aggressione, avvenuta il 28 aprile scorso, la Squadra mobile arrestò subito due uomini, di 63 e 69 anni, accusati di far parte del commando composto da cinque aggressori; i due sono ancora in carcere per il reato di tentato omicidio aggravato.
Questa mattina, al termine dell’attività investigativa della Mobile barese, sono stati arrestati gli altri componenti del gruppo criminale. Si tratta di un 22enne, finito in carcere, e di due 20enni per i quali sono stati disposti gli arresti domiciliari.
L’indagine ha permesso di far luce sulla vicenda: la vittima rubò la droga dalla roulotte di uno degli aggressori; dopo numerose minacce telefoniche, che non servirono ad ottenere la restituzione del “bottino”, il derubato organizzò il raid nell’abitazione del ladro.
Dopo aver demolito a calci il portone dello stabile e la porta d’ingresso, il commando fece irruzione nell’appartamento, trovando la vittima in compagnia della fidanzata.
Mentre alcuni bloccavano la ragazza, gli altri massacravano la vittima, utilizzando una sciabola trovata nell’abitazione.
Nell’auto di proprietà di uno degli arrestati, la stessa utilizzata la sera del raid, gli agenti hanno trovato 150 grammi di marijuana, un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento delle dosi.