Sono Teresa e faccio parte di coloro che credono fermamente che un anziano che muore sia una biblioteca che va a fuoco e che nulla ha senso se non si ha memoria.
Se io, oggi, sono qui, è proprio per fare memoria. Se sono qui, è per ricordare a tutti i miei figli, e con loro tutti i ragazzi e le ragazze in divisa che hanno dato la loro vita per noi e per lo Stato.
Fare memoria, dicevo, perché la memoria è un valore, prima di tutto verso noi stessi; la memoria è una conquista per una società in cui tutti corrono e tutto scorre velocemente, rendendoci disattenti e distratti.
La memoria è uno dei pochi e preziosi strumenti che ci permettono di essere liberi.
Chiunque fa memoria diventa testimone e contribuisce a far crescere la società. La memoria è il nostro vissuto, e chi non fa memoria é un po’ come se non fosse mai nato; chi non fa memoria, infatti, crea il vuoto intorno a noi, ma soprattutto dimostra di non avere valori e rischia di prendere a picconate quelle fondamenta, che chiunque fa memoria cerca di costruire quotidianamente e sulle quali è possibile costruire tutto il resto.
Io non vorrei mai vivere in un mondo popolato solo da donne e uomini disattenti e distratti.
L’istruzione, l’educazione e tutti gli altri valori che avete in voi stessi e che sempre dovete continuare a far crescere in voi, sono le uniche cose che nessuno vi potrà mai portare via e che vi renderanno, sempre e comunque, ricchi e preziosi.
Voi, giovani poliziotti, siete cittadini fra i cittadini, ma con più doveri e non con più poteri; il vostro compito è di essere vicini agli altri, ma vicini con l’anima di chi, sentendosi un cittadino ancora prima che un poliziotto, sa bene come si vorrebbe essere trattati da uomini in divisa, qualunque cosa si sia fatta.
Con il vostro lavoro non si devono raggiungere scoop o riconoscimenti, ma bisogna essere, anzi, consapevoli che ogni giorno ci saranno conquiste, ma saranno faticose; ci saranno gioie, ma anche tante sconfitte; del resto, i successi nascono solo quando si riesce a portare in positivo una sconfitta.
Ho un’altra domanda per voi: cosa si intende per eroismo?
Io ritengo che l’attività professionale ben impostata e coordinata possa realizzarsi in condizione di quasi totale annullamento del rischio; si dovrà, certo, fare sempre il possibile, ma non dovrebbero mai essere adottate condotte eroiche che comportino il sacrificio della vita, perché sono convinta che l’impegno, la passione e la dedizione quotidiana siano di per sé già atti eroici.
Studiate, ragazzi, studiate e studiate ancora, perché se sei istruito controlli meglio l’altro, o no?
Lo studio, fatto con impegno e passione, vi aiuterà nei rapporti con i colleghi, con i superiori e, soprattutto, vi aiuterà a sapervi difendere.
Siamo tutti uomini, ma a volte la vita ci mette nella condizione di essere più o meno uomini e voi non vi dovete mai mettere in una posizione che vi renda ricattabili, perché questo vuol dire perdere la propria dignità e la propria libertà.
Ma chi sono io per dirvi tutto questo? Una mamma, sono semplicemente una mamma…
Quando cade in servizio qualcuno di voi, anzi, qualcuno di noi visto che io mi sento parte della Polizia di Stato, pur non avendo mai fatto un corso, la moglie o il marito ricevono un equo indennizzo, un vitalizio e una medaglia d’oro e questo è giusto.
Dopo poco o tanto tempo la moglie o il marito, ancora giovani, si ritrovano un compagno e si rifanno una vita e anche questo è giusto.
Alla madre, però, magari anche vedova, che non ha potuto avere nulla, neanche l’altra faccia della medaglia d’oro, cosa rimane?
La madre è un’altra grande vittima, perché ha perso i figli, che nessuno può ridarle e perché è rimasta con il nulla e non c’è niente di più triste al mondo.
Per questo sono qui a fare memoria, perché non mi resta nient’altro, ma voi come vi sentireste al posto mio? Pensateci.
So che i figli, che come i miei muoiono per i loro valori e la loro patria, rimangono patrimonio morale di questo Paese, ma io resto sempre sola.
Per tutto questo agite sempre con dignità, onore e responsabilità e pensate sempre da uomini, ma anche da figli, perché anche voi, se già non lo siete, sarete madri e padri.
Alle volte mi chiedo se abbiamo perso l’etica e il senso del sacro e tutto mi sembra profano, ma oggi io sono qui e allora mi nasce un sorriso nel cuore e in voi rivedo i miei figli e per questo vi abbraccio forte come solo una mamma sa fare.
Siate orgogliosi del vostro operato, con disciplina e onore. Ricordatevi (se lo vorrete): più forte di qualsiasi spada è la mia e la vostra mente.
Io con loro (i miei figli) credo di avere offerto all’Italia e alle istituzioni un grande patrimonio morale.
Penso che i valori di qualche persona onesta, che li mette in pratica per tutta la vita, non vengano riconosciuti da chi non li ha.
Chi è colto, con le parole prende in mano il proprio destino.
Credere nell’altro, nella vita, senza arroganza, ma con la gioia di vivere che ho sempre avuto; ho sacrificato molto, per me è normale, ma uno, due dolori strazianti non hanno cambiato il mio comportamento verso il prossimo: non facendo pesare a loro il mio grande dolore mi avvicinavo a loro con un timido sorriso.
La verità è il più grande valore che noi abbiamo. A me non è stata detta: perché?
Peccare di silenzio quando dovremmo parlare, ci rende uomini codardi.